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Bandite 2_8_2012:Layout 1 02/08/12 14.43 Pag<strong>in</strong>a 160<br />

BANDITE!<br />

agevolmente, costr<strong>in</strong>gendomi ad assumere posture <strong>in</strong>naturali: di ciò si<br />

accorse un tedesco di un posto di blocco che si trovava all’<strong>in</strong>gresso di<br />

Desenzano. Aveva già alzato il braccio per farmi fermare, quando un<br />

rumore alle spalle divenne presto assordante, e prima che apparisse<br />

il caccia americano, arrivò la sua sventagliata che colpì alcuni tedeschi,<br />

mettendo <strong>in</strong> fuga gli altri, fra cui alcuni repubblich<strong>in</strong>i. Quella<br />

volta vidi quel caccia come un santo protettore che arrivava direttamente<br />

dal cielo per salvarmi. Avvic<strong>in</strong>andosi la primavera del 1945, i<br />

nazifascisti capirono che per loro era f<strong>in</strong>ita, ma proprio per questo tutto<br />

divenne più pericoloso, per la rabbia dei repubblich<strong>in</strong>i e la ferocia<br />

dei tedeschi. I nostri ragazzi sui monti avevano sempre più bisogno di<br />

armi per dare il colpo f<strong>in</strong>ale a quei maledetti, e per noi donne, procurarle<br />

<strong>in</strong> mezzo alle squadre della morte Ettore Muti, ha significato avere<br />

tanto coraggio, ma anche tanta sofferenza. Se i nostri uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />

montagna sopravvivevano al freddo e agli stenti mangiando polenta e<br />

neve, noi donne rischiavamo la vita tutti i giorni per portare loro armi,<br />

viveri e messaggi. Di far<strong>in</strong>a non se ne trovava, e nemmeno di sale.<br />

C’era il pane <strong>in</strong>tegrale, che sembrava fatto non con la crusca ma con<br />

la sabbia da tanto poi era duro e pesante. Una matt<strong>in</strong>a mi sono svegliata<br />

col profumo del pane appena sfornato, ma non un pane di crusca<br />

o di segale o di orzo e neppure di far<strong>in</strong>a di castagne, ma di grano,<br />

di grano! Ma avevo sognato e Stella mi guardò come fossi una matta.<br />

Sono state <strong>in</strong> tante fra noi che sono f<strong>in</strong>ite nelle mani dei nazifascisti<br />

e ricordare il loro dest<strong>in</strong>o mi procura troppo dolore. Per me la guerra<br />

f<strong>in</strong>ì <strong>in</strong> un giorno d’aprile. Una colonna tedesca motorizzata proveniente<br />

da Salò s’era accampata al crocevia di Torm<strong>in</strong>i, presidiando con<br />

una mitragliatrice il passaggio verso la Valsabbia, dove si trovava la<br />

maggior parte dei partigiani. Dopo un rapido consulto, i comandanti,<br />

constatata l’impossibilità di elim<strong>in</strong>are quella postazione tedesca a<br />

causa di quella mitragliatrice che avrebbe falciato come mosche<br />

anche dec<strong>in</strong>e di partigiani allo scoperto, decisero di bleffare, mandando<br />

me come staffetta di un messaggio preciso: bleffando sulla consi-<br />

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