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Bandite 2_8_2012:Layout 1 02/08/12 14.43 Pag<strong>in</strong>a 147<br />
ce dei fascisti: ci appostammo <strong>in</strong> un boschetto poco prima di Odeno,<br />
<strong>in</strong> attesa. Ormai non era la prima volta che partecipavo ad un’azione<br />
di guerriglia, ma come al solito ero leggermente agitata. La sparatoria<br />
andò a buon f<strong>in</strong>e e riuscimmo a cacciare i fascisti, ferendone<br />
parecchi. Ma tra di noi c’era qualcosa che non andava. Mancava<br />
qualcuno all’appello. “Emi!”, strillai quando mi accorsi che non era<br />
più con noi. Lo cercammo dappertutto, disperati. Avevo il terrore di<br />
ritrovare il suo cadavere <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ato nascosto da qualche roccia.<br />
“L’hanno perso, l’hanno preso!”, s<strong>in</strong>ghiozzai tra le lacrime. Non poteva<br />
essere, non il mio Emi. Mi accasciai a terra e com<strong>in</strong>ciai a piangere.<br />
Il mio cuore era gonfio di dolore, non potevo più sopportare altro<br />
orrore, altre morti. Arrivò Damiano a cercare di consolarmi, mi prese<br />
<strong>in</strong> braccio, mi baciò sulla fronte e sui capelli, ma io non smisi di piangere.<br />
Mi riportò <strong>in</strong> braccio al Comando e mi depositò sulla panca di<br />
legno. “Damiano, dobbiamo cercarlo. Erano <strong>in</strong> pochi, potremmo liberarlo”,<br />
s<strong>in</strong>ghiozzavo. Damiano organizzò una piccola squadra di ricerca,<br />
ma sapeva benissimo che non saremmo riusciti a trovarlo. Lo pregai<br />
di mandarmi con la squadra, ma mi negò il permesso perché<br />
temeva che avrei potuto fare qualche follia <strong>in</strong> preda alla disperazione.<br />
“Lo troveremo, vedrai, e lo libereremo”, mi ripeteva, ma sapevo<br />
che stava mentendo. La squadra tornò al calar della sera a mani vuote:<br />
l’avevano cercato per tutta la valle, ma probabilmente era stato<br />
portato a Idro.<br />
L’avevano preso, lo stavano torturando per strappargli le <strong>in</strong>formazioni.<br />
Vedevo il suo viso sereno e dolce di chi sa perdonare, sporco di<br />
sangue e tumefatto; quel sorriso da fanciullo, che non gli lasciava le<br />
labbra nonostante le percosse, rendeva furiosi i fascisti: avrebbero<br />
preferito che urlasse o che li <strong>in</strong>sultasse, <strong>in</strong>vece lui sorrideva. Sapevo<br />
che aveva dei documenti nel sacco da montagna sufficienti a <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>arlo.<br />
E il suo diario che con tanta cura compilava durante le<br />
veglie alp<strong>in</strong>e, rivelava solo il suo animo mite e fiero del ribelle per<br />
amore. Ma i fascisti l’avrebbero <strong>in</strong>sultato per quello, l’avrebbero<br />
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