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Bandite 2_8_2012:Layout 1 02/08/12 14.43 Pag<strong>in</strong>a 149<br />
“Scrivi: qui uccisero Emi, un angelo della terra”. Passò tutto il mese<br />
di febbraio e pian piano i ragazzi della brigata tornarono al Comando.<br />
Il freddo era ancora <strong>in</strong>tenso, ma nessuno più sopportava quell’<strong>in</strong>dolente<br />
<strong>in</strong>attività. Fu verso la f<strong>in</strong>e di marzo che accadde un fatto<br />
che aveva dell’<strong>in</strong>credibile. In un’azione di guerriglia era stato<br />
catturato Renato, un ragazzo della brigata, con quattordici ferite e<br />
un braccio spezzato: era dest<strong>in</strong>ato alla fucilazione. Furono i suoi<br />
amici Diego e Niko a organizzare un piano per liberarlo, nonostante<br />
l’impresa suonasse impossibile: Renato era degente all’ospedale di<br />
Salò. “Ce la faremo! Silenziosi e veloci”, ripeteva Diego, mentre<br />
studiava il piano d’azione. Con loro partirono anche altri tre, D<strong>in</strong>o,<br />
l’Alp<strong>in</strong>o e il Ferro, con la benedizione di Damiano. “Torneremo v<strong>in</strong>citori,<br />
colonnello Giotto, e al diavolo i fascisti!”. Tutta la brigata restò<br />
<strong>in</strong> febbrile attesa per qualche giorno. Era un’impresa impossibile,<br />
si sarebbero fatti ammazzare tutti. E <strong>in</strong>vece tornarono, <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que<br />
come erano partiti. Fu Diego a raccontare l’accaduto: “Erano le due<br />
di notte, c’era tutto buio. Siamo entrati da una porta secondaria di<br />
cui avevamo già l’impronta per la chiave e Ferro s’è messo un camice<br />
bianco per sembrare un <strong>in</strong>fermiere. C’erano due fascisti di guardia<br />
e li abbiamo colti di sorpresa; abbiamo staccato i fili del telefono,<br />
l’Alp<strong>in</strong>o è rimasto <strong>in</strong> port<strong>in</strong>eria a fare il palo. Noi altri su a<br />
liberare Renato; Ferro era rimasto ferito nella sparatoria, ma lui è<br />
forte, se ne frega del dolore. E poi c’erano due piantoni nella stanza<br />
di Renato, era tutto buio... abbiamo sparato a caso. L’arma di<br />
Ferro si era <strong>in</strong>ceppata, D<strong>in</strong>o è stato ferito, abbiamo spaccato tutto<br />
<strong>in</strong> quella stanzetta. Credevamo di aver sparato anche a Renato,<br />
<strong>in</strong>vece era miracolosamente <strong>in</strong>colume. L’ho preso <strong>in</strong> braccio e siamo<br />
scappati dall’ospedale, ma Ferro era messo molto male. Ci hanno<br />
accolto le donne, hanno curato i feriti. Renato e D<strong>in</strong>o ce l’hanno<br />
fatta. Ferro, no”. L’impresa di Salò passò di bocca <strong>in</strong> bocca, di brigata<br />
<strong>in</strong> brigata e diede maggiore forza a tutti i ribelli bresciani. Se<br />
c<strong>in</strong>que della “Perlasca” erano riusciti a penetrare nel cuore di Salò<br />
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