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La Spada che canta

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Annica.»<br />

«No, la bambina è malata. Ha la febbre.»<br />

«Ha il raffreddore, ecco tutto. Il mio problema è più urgente.»<br />

Per un momento mi ignorò, allungando il collo per sentire, ma il<br />

pianto non si ripetè; si rilassò e rivolse a me tutta la sua attenzione.<br />

«Problema? Hai un problema? Quale problema?» Si mosse in un<br />

modo delizioso. «Oh, questo problema!»<br />

Percepivo il suo sorriso mentre si muoveva sotto di me.<br />

«Beh, amore, questo è un problema <strong>che</strong> si risolve facilmente.»<br />

Fece scivolare le mani fino alla vita e alzò le gonne più in alto, poi<br />

sembrò flettere l'intero corpo per avvolgermi, mi strinse tra le cosce<br />

e mi afferrò per le orecchie, tirandomi giù e riempiendomi la bocca<br />

con la lingua calda e insinuante. Sentii il suo ventre fremere e<br />

sollevarsi incontro a me, il suo corpo aprirsi e sommergermi come<br />

l'acqua calda di un bagno, e allora esplosi, perdendo la coscienza di<br />

tutto, tranne <strong>che</strong> del rombo fragoroso dell'estasi. Poi, mentre ero<br />

ancora sfatto e ansimante, sentii Luceia muoversi sotto di me per<br />

liberare il suo corpo dal mio.<br />

«Non addormentarti, ne ho ancora voglia» sussurrò. Mi girai su<br />

un fianco. «Dove stai andando?» Ma lo sapevo già, e lei se n'era già<br />

andata. L'amante aveva solo messo provvisoriamente in disparte,<br />

ma non sostituito, la madre.<br />

Rimasi sdraiato a lungo per riprendere il controllo e poi rotolai<br />

giù dal letto, rimettendo a posto gli abiti per potermi alzare<br />

comodamente e andare alla finestra ad aprire gli scuri. Era una calda<br />

e piacevole notte di fine giugno, e non c'era traccia della pioggia<br />

torrenziale del pomeriggio. Sollevai la veste, appoggiai una gamba<br />

oltre il davanzale e rimasi lì a cavalcioni, con la pelle contro il freddo<br />

della pietra, ascoltando i rumori della notte e ripensando ai piaceri<br />

<strong>che</strong> avevo trovato in mia moglie. I miei lombi erano esausti, così<br />

vuoti da farmi quasi male, e mi crogiolavo nella soddisfazione,

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