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La Spada che canta

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doveva adattare il secondo s<strong>che</strong>ma per servire da struttura per<br />

l'impugnatura fusa con la forma. Mi strinsi le tempie tra le mani.<br />

«Dannazione, Andros! Questo significa <strong>che</strong> devo ricominciare<br />

tutto, dall'inizio, passo dopo passo!»<br />

Annuì, senza traccia di turbamento sul volto sincero. «Sì, se vuoi<br />

farlo correttamente. È così importante? L'elsa a croce, intendo?»<br />

Ripensai ai progetti <strong>che</strong> avevo fatto per quella nuova spada, per<br />

le mani <strong>che</strong> un giorno l'avrebbero retta. Annuii rassegnato. «Sì,<br />

Andros è importante. Ma ci vorranno mesi, per rifare tutto.»<br />

Sorrise. «Beh, adesso li hai. Ora <strong>che</strong> il matrimonio è finito hai<br />

tutto il tempo. Il forte è completato, e così pure la Sala del Consiglio.<br />

<strong>La</strong> strada è costruita e an<strong>che</strong> le tue grandi stalle in cima alla collina,<br />

dentro le mura, sono quasi terminate. Hai un sacco di tempo,<br />

Publio.» Lo fissai, accorato, ma Andros continuò imperturbabile.<br />

«Inoltre lo hai già fatto una volta. Sarà più facile la seconda volta e se<br />

preghi Dio <strong>che</strong> ti aiuti, Egli potrebbe farla venire an<strong>che</strong> meglio.»<br />

«Era già perfetta!»<br />

Andros scosse la testa gentilmente, con un piccolo sorriso di<br />

umana comprensione. «No, non lo era, Publio. Questo è il motivo<br />

per cui devi rifarla.»<br />

Digrignai i denti di fronte alla sua ingenua sincerità. «Grazie,<br />

Andros. Puoi andare.» Non appena se ne fu andato, mi diressi verso<br />

il bancone da lavoro e disfeci il lungo involto. Brillava come argento<br />

liquido nella penombra della fucina. Aveva brillantezza, certamente.<br />

Brillantezza da vendere. Era la più bella lama <strong>che</strong> avessi mai fatto,<br />

ma era sbagliata, aveva un difetto e l'errore era mio; non dipendeva<br />

dalla pietra celeste.<br />

<strong>La</strong> presi tra le mani, la guardai un'ultima volta, diedi una lunga<br />

occhiata alla sua superficie riflettente, e poi la buttai nel fuoco, la<br />

infilai profondamente nelle braci ardenti e afferrai i mantici. Adesso<br />

dovevo toglierle la tempra, fonderla di nuovo in una massa di

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