La Spada che canta

«Lo so. Non mi sono reso conto di essere un bersaglio anch'io
finché non mi sono trovato in mezzo alla mischia. Allora ho capito
che dietro c'era Seneca. Lui sapeva che tu saresti stato qui oggi e che
io dovevo incontrarmi con te. Era la situazione perfetta, ben lontano
dal praesidium, e sarebbe stata una vendetta perfetta, su di me, su tuo
padre, su di te e su Stilicone. Dov'è Seneca adesso?»
«Se n'è andato. È partito la notte scorsa con Stilicone e non
tornerà. Stilicone lo ha retrocesso, in effetti. Manterrà il suo rango...
continuerà a essere un legato incaricato del comando di una
legione... ma verrà assegnato al servizio di frontiera in una posizione
dipendente, a nord, dietro al Vallo. Questo dovrebbe impedirgli di
ordire perfide trame. Non avrà il tempo di complottare vendette, né
su di te, né su nessun altro. Cavalcherà con Stilicone fino a Pontes e
poi Seneca continuerà verso nord fino al Vallo, con la nuova unità
appena arrivata dalla Gallia...» Si interruppe, pensando
intensamente. «No, per Dio, non lo farà. Farò richiamare quel figlio
di puttana.»
Alzai la mano per fermarlo. «Non preoccuparti, Pico. Lascia
perdere. Noi siamo vivi, lui è partito e con l'aiuto della Fortuna un
Pitto del nord infilzerà presto la sua testa su una picca. Se invece
dovesse sopravvivere e fosse tanto pazzo da tornare indietro,
infilzerò io la sua testa su una lancia. Ma per ora, come ho detto, non
c'è veramente niente che possiamo fare, tranne muovergli accuse che
non possiamo provare. Non possiamo provare niente. Almeno lui è
convinto che siamo morti.»
Pico mi guardò e rise. «È bello rivederti, zio Varro. Avevo
dimenticato come riesci a mantenere sempre il tuo sangue freddo.»
«Non illuderti, Pico. Se ne avrò anche solo una mezza possibilità
farò a pezzi quell'uomo a mani nude.»
Si alzò. «Andiamo, usciamo di qui. Come ti senti?»
«Sto bene, ma le tue udienze?»