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La Spada che canta

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posto, circondato da un corteggio di o<strong>che</strong> e anatre arrosto, <strong>che</strong> mi<br />

passava davanti su un massiccio vassoio portato da molti uomini; e i<br />

miei occhi da gufo <strong>che</strong> mi guardavano dal bicchiere in cui stavo<br />

bevendo. Fu una grande festa, immagino; per la terza volta nella mia<br />

vita, credo, mi portarono a letto privo di sensi. Ma quella volta ero il<br />

padre della sposa.<br />

Mi svegliai nell'oscurità nera come pece senza sapere dove mi<br />

trovavo. Sapevo <strong>che</strong> ero a letto, ma nient'altro. Sentivo gente <strong>canta</strong>re<br />

in lontananza, ubriaca, e lentamente la memoria mi ritornò. Mi<br />

trovavo nella nostra tenda, fuori dalle mura del nuovo forte.<br />

Allungai una mano lentamente per cercare Luceia, ma lei non c'era e<br />

questo mi portò a chiedermi <strong>che</strong> ora fosse. Cercai di alzarmi a sedere<br />

e immediatamente desiderai non averlo mai fatto: mi sentivo come<br />

se tutti i fabbri della fucina di Vulcano stessero sferrando colpi<br />

dentro la mia testa.<br />

<strong>La</strong>mentandomi senza vergogna in preda a una crisi di<br />

autocommiserazione, arrivai all'uscita della tenda e mi fermai,<br />

colpito dalla fredda aria notturna, conscio solo allora di non avere<br />

addosso altro <strong>che</strong> la tunica. Mi chiesi chi mi avesse tolto l'armatura e<br />

gli abiti. E mi chiesi an<strong>che</strong> come avesse fatto.<br />

Ritornai verso il mucchio di pellicce <strong>che</strong> era il letto, cercai a<br />

tentoni al buio e trovai il cassone di legno di cedro <strong>che</strong> conteneva i<br />

miei abiti. Luceia aveva insistito perché portassi la tunica di pelle di<br />

pecora, sapendo <strong>che</strong> le notti sarebbero state ancora fredde in collina.<br />

Dovetti frugare e tastare a lungo e faticosamente nell'oscurità prima<br />

di trovare la pesante pelle di pecora, ma finalmente riuscii a<br />

infilarmela dalla testa; tornai all'ingresso della tenda e sollevai le<br />

strisce di pelle per fare entrare la luce della luna. Il miglioramento fu<br />

notevole e immediato. Trovai subito i sandali e presi un mantello di<br />

lana da un gancio piantato nel palo della tenda, poi uscii a sedermi<br />

per allacciare i sandali, e constatai <strong>che</strong> perfino la luce di quella falce<br />

di luna era dolorosa per i miei occhi. Mi sentivo infelice. Non

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