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La Spada che canta

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silenzio, scivolando verso i battenti <strong>che</strong> ci nascondevano alle<br />

persone dentro la stanza. Quando mi appoggiai con la schiena<br />

contro il muro, i miei occhi fissi in quelli di Plauto, una voce arrivò<br />

chiaramente alle mie orecchie. <strong>La</strong> riconobbi con un brivido di orrore.<br />

An<strong>che</strong> Plauto la conosceva. Lo vidi da come alzò le sopracciglia.<br />

Claudio Cesario Seneca stava parlando.<br />

«...avrebbe voluto <strong>che</strong> mi occupassi del suo povero vecchio<br />

padre e del suo unico figlio, sapendo <strong>che</strong> è stato ferito in modo così<br />

grave. Vorrei poterti dire come mi sono disperato quando ho sentito<br />

la notizia. Claudio, mi sono detto, il tuo dovere è chiaro. Devi<br />

occuparti della famiglia, la povera afflitta famiglia del legato<br />

Britannico. È il figlio di un senatore, dopotutto. Date le tragi<strong>che</strong><br />

circostanze bisogna occuparsi della sua famiglia. Come si sentirà il<br />

suo nobile padre, mi sono chiesto? E la sua amata moglie? E, mi sono<br />

detto, se dovesse accadere <strong>che</strong> lo sfortunato legato venisse<br />

richiamato in Cielo da questa valle di lacrime prima di avere avuto<br />

la fortuna di ripagare i suoi debiti, sarebbe tuo diritto, Claudio<br />

Seneca, tuo piacere e tuo onore assicurarti <strong>che</strong> il suo molto lodato figlio<br />

primogenito, e unico erede, sia assolto da tutti i debiti del padre e<br />

riceva dalle tue mani gli onori e la ricompensa dovuti a suo padre.<br />

Perciò sono venuto qui a tutta velocità per ricordarvi <strong>che</strong> le vie del<br />

Signore sono grandi e misteriose.»<br />

Mi si rivoltò lo stomaco per il ribrezzo e la repulsione, ma non<br />

potevo muovermi. Caio gli rispose con voce calma e normale, quasi<br />

rilassata, an<strong>che</strong> se piena di disgusto.<br />

«Una volta ho sentito Publio Varro chiamarti tra le altre<br />

invettive miserabile pederasta, Seneca. Mi disgustavi allora e mi<br />

disgusti adesso, an<strong>che</strong> se penso <strong>che</strong> tu stia degenerando oltre ogni<br />

limite. <strong>La</strong> tua voce mi irrita i nervi. Puzza di quella inequivocabile<br />

femminilità <strong>che</strong> caratterizza il vero degenerato. Mi fa male sapere<br />

<strong>che</strong> sei un senatore di Roma. Risolviamo questa faccenda e<br />

facciamola finita. Io non sono un commediante. Sei venuto qui per

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