La Spada che canta

maestosamente retorica, e le sue parole risuonarono forti e chiare
rivelando ben pochi segni della sua età.
«Popolo di Britannia,» iniziò, «Celti e Romani insieme. Siamo
qui riuniti oggi per preparare l'arrivo di una nuova era: un'era di
opportunità, ma in molti luoghi anche un'era di paura e di
incertezza.
Oggi siamo qui riuniti in assemblea davanti agli occhi di Dio, e
né Lui, né io ci preoccupiamo del nome che ciascuno gli dà nel
proprio cuore, purché ognuno creda di stare qui con noi solo
davanti ai suoi occhi. Egli è il solo Dio, che incarna tutti gli dei che
gli uomini pensavano di dover placare quando non sapevano che
esistesse un dio potente come Lui. Egli è Mitra, il dio dei soldati; è
Amon-Ra, il dio sole dell'Egitto, perché Egli ha creato il sole. Egli è
tutte le divinità celtiche, e la sua mistica presenza riempie i sacri
boschi.» Si fermò e guardò il druido al suo fianco, che
immediatamente cominciò a declamare nella gorgogliante e liquida
lingua dei Celti di Ullic, ripetendo e traducendo le parole di Alarico
a vantaggio di chi parlava solo celtico. Quando ebbe finito, Alarico
riprese.
«Oggi daremo inizio a una nuova era, a un distacco completo
dalle tradizioni della vecchia era, eppure lo faremo conservando il
meglio delle vecchie tradizioni, il meglio delle tradizioni celtiche e il
meglio delle tradizioni romane.
Questi due giovani rappresentano il meglio del sangue dei
nostri due popoli. Uric è figlio del vostro re e sarà re un giorno
secondo il suo diritto. Il suo sangue è puro, i suoi antenati risalgono
a venti generazioni e più. Gli antenati di Uric hanno regnato sul
popolo delle colline per lunghi anni prima che gli occhi di Cesare si
posassero sulle rive della loro terra. Egli è un celta, puro e
incontaminato da sangue straniero.» Alarico si fermò e l'uomo
vestito di rosso tradusse quello che aveva detto.
Alarico aspettò pazientemente, e lasciò che i commenti dei Celti