La Spada che canta

maggioranza dei tuoi colleghi, proconsole! Puoi indovinare perché
sono venuto in Britannia?»
Adesso fu la volta di Caio di ridere apertamente. «Facilmente.
Sei qui per addestrare le tue truppe in azioni contro un nemico che
non può offrire loro opposizione a terra.» La faccia di Stilicone si
allargò in un sorriso. «I Sassoni non hanno mai visto una cavalleria
disciplinata. Né l'hanno mai vista gli invasori da nord. Non possono
offrire una difesa contro le tue forze. Li distruggerai facilmente e in
fretta, darai il battesimo del sangue alle tue truppe e mostrerai al
mondo il valore della tua strategia e della tua tattica.»
«Buon Dio, Caio Britannico, vorrei che tu avessi vent'anni di
meno! Ti riarruolerei subito e ti affiderei una divisione! Tu pensi
come me. Se avessi cinquanta generali come te potrei rovesciare il
corso della storia e riparare il danno fatto negli ultimi duecento
anni!»
Sentii il mio stomaco contrarsi quando Caio decise di rischiare.
«Io ho già un esercito, generale Stilicone» disse. «È ancora piccolo,
ma è in gamba. È a tua disposizione, adesso e in futuro.»
Stilicone aggrottò la fronte. «Cosa intendi dire dicendo che hai
un esercito? Intendi dire i tuoi coloni?»
«Sì, generale, i nostri coloni.» Il cenno di Caio fu lento e
orgoglioso.
«Quanti sono?»
Caio mi guardò e io mi strinsi nelle spalle. «Circa un migliaio, in
uniforme» dissi.
«In uniforme? Intendi dire un vero esercito?»
Annuii. «Abbiamo anche una cavalleria pesante come la tua, di
cento uomini.»
«Cavalleria pesante? E dove avete preso i cavalli?»
«Li abbiamo selezionati nei nostri allevamenti, generale.»