La Spada che canta

Secone si risedette, ancora rosso in volto, e per un certo tempo
nessuno rispose. Poi Varo, il cognato di Caio, fece sentire la sua
voce.
«Per il sangue di Cristo, Quinto, sono con te! Propongo di votare
immediatamente!»
Ancora una volta Caio prese la parola. «Prima che lo mettiate ai
voti, c'è qualcuno che vuole esprimersi contro questa idea?»
Tutti si guardarono intorno, e in fondo alla stanza si alzò una
mano solitaria. Caio guardò, inespressivo. «Tozio, desideri
contestarla?»
Tozio si alzò in piedi, rosso in faccia e piuttosto arcigno. «No,
Caio, non voglio, ma mi sembra che questa stanza sia troppo piccola
per un cerchio di ventidue seggiole.»
Caio sorrise. «Non credo, Tozio. Quando avremo sgomberato la
sala dovrebbe esserci abbastanza spazio. Ma in un certo senso hai
ragione. La stanza potrebbe essere più grande.»
Tozio era il solo che avesse un commento da fare, perciò fu fatta
la votazione e i cambiamenti furono approvati all'unanimità, con
l'astensione di Caio, data la sua veste di moderatore.
Immediatamente Varo scattò di nuovo in piedi. «Propongo di
cambiare subito la disposizione delle seggiole!» Ci fu un'ovazione
spontanea e la scena degenerò nuovamente in una confusione di
gente che si agitava, ognuno con la propria seggiola in mano, finché
si formò un cerchio al centro della stanza e l'ordine si ristabilì
gradualmente. La seggiola di Caio fu collocata a caso lungo la
circonferenza e così pure la mia. Nessuno fece l'atto di sedersi,
perché l'occasione sembrava di speciale importanza.
Caio si guardò intorno e sorrise. «In qualità di moderatore del
Consiglio per l'ultima volta, dichiaro aperta ufficialmente la prima
Sessione del Consiglio Rotondo.»
Allora tutti si sedettero, con un grande boato di approvazione.