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La Spada che canta

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mano a prenderne una delle sue e mi alzai in fretta per congedarmi.<br />

«No,» disse lei, rimettendo le mani sul tavolo. «Non puoi andare<br />

adesso, Publio. Dom ha qualcosa da farti vedere.» <strong>La</strong> faccia di Dom<br />

divenne inespressiva. «Non ti ricordi, caro?» Lui batté le palpebre e<br />

lei continuò, come se parlasse a un bambino piccolo. «I tuoi progetti<br />

per il nuovo pavimento intarsiato?»<br />

«Ah! Certo, <strong>che</strong> stupido!» <strong>La</strong> sua faccia divenne nuovamente<br />

inespressiva. «Ma dove sono, cara? Lo sai?»<br />

«Oh, Dom! Sono nel tuo cubiculum o in una delle cassepan<strong>che</strong><br />

nella tua camera da letto. Portali giù, così possiamo distenderli su<br />

quell'altro tavolo.»<br />

«Sì, certo. Scusami, Publio. Non ci metto molto.»<br />

Le mani di Cilla erano di nuovo sotto il tavolo e, quando Dom<br />

lasciò la stanza, fece un movimento <strong>che</strong> mi fece capire <strong>che</strong> aveva<br />

spostato la veste per scoprire le gambe.<br />

«Guarda!»<br />

«No, dannazione!» Mi alzai in piedi e mi allontanai furibondo<br />

dal tavolo, arrabbiato con lei e con me stesso. «Cilla, come puoi far<br />

questo a Dom?»<br />

«A Dom? Non sto facendo niente a Dom! Lo sto facendo a te,<br />

guarda!»<br />

Guardai. Le sue gambe nude erano divaricate sotto il tavolo.<br />

«Per amore del dolce Signore! Uno di questi giorni ti scoprirà!»<br />

«Forse. Ma non oggi. Ho nascosto quei progetti troppo bene.<br />

Abbiamo tempo.»<br />

Le voltai le spalle, lottando per diminuire il gonfiore del mio<br />

fallo traditore. <strong>La</strong> sentii alzarsi e muoversi verso di me fino a <strong>che</strong> mi<br />

si trovò davanti, la perfetta immagine della moglie romana<br />

dignitosa e ligia al dovere. Andò alla porta della stanza, guardò nel<br />

corridoio, poi tornò indietro e si mise tra me e la porta aperta del

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