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La Spada che canta

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«Padre,<br />

IX.<br />

saluti da un figlio errante, <strong>che</strong> hai probabilmente da lungo<br />

tempo condannato alla perdizione per mancanza di amor filiale, se<br />

pure non mi credi già morto.<br />

Sono vivo e in buona salute, sto bene e spero, con colpevole<br />

ottimismo, <strong>che</strong> lo stesso valga per te. Con quale follia trattiamo il<br />

precipitoso trascorrere del tempo! Rimpiango profondamente di<br />

aver lasciato <strong>che</strong> passassero tanti anni senza fare un serio tentativo<br />

di scriverti. Ricordo <strong>che</strong> mi dicevi, in molte occasioni, come sia<br />

difficile mettere per iscritto i propri pensieri in modo <strong>che</strong> riflettano,<br />

con accuratezza, i sentimenti su qualunque argomento e in<br />

qualunque momento. Le parole, dicevi, sono solo strumenti<br />

grossolani, inadatti a essere usati da uomini seri e intelligenti.<br />

Ricordo, con amara ironia, lo scetticismo con cui ho trascurato, nella<br />

mia giovanile onniscienza, la portata di quelle parole. Adesso so,<br />

dopo lunghe ore di sforzi, quant'era precisa la tua osservazione.<br />

Questa missiva, <strong>che</strong> spero leggerai un giorno, ti impressionerà<br />

certo per la sua chiarezza e per l'apparente facilità con la quale è<br />

stata scritta. Non farti illusioni, padre, e abbandona ogni erronea<br />

concezione. Sono goffo nei miei tentativi di scrittura oggi come<br />

sempre. <strong>La</strong> lettera <strong>che</strong> leggi non è altro <strong>che</strong> la faticosa copia<br />

dell'ultima delle tante scribacchiate, corrette e sudate su ritagli di<br />

pergamena e carta, elaborate in tante notti al tremolante chiarore di<br />

una fioca lampada.<br />

So <strong>che</strong> non c'è bisogno <strong>che</strong> ti ricordi quanto sia disagevole<br />

scrivere una lettera durante una campagna militare. Sono in<br />

campagna senza interruzione da anni, ormai, da quando ho lasciato<br />

la Britannia con Magno Massimo, e per tutto quel tempo è stato<br />

sempre facile trovare ragioni <strong>che</strong> giustificassero l'eterna mancanza

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