La Spada che canta

settimane. Prima di questo solo tre in tre settimane. E nei tre mesi
precedenti solo dodici, e sei sono avvenute nel primo dei tre mesi.»
«Sono ancora molte incursioni» disse suo padre. «Ti senti
davvero giustificato nel definirla una diminuzione significativa?»
Pico si sporse in avanti e si scaldò le mani sui carboni ardenti per
qualche momento prima di rispondere. Poi disse: «Sì, padre. Nello
stesso periodo, l'anno scorso, ci sono state più di quaranta
incursioni. Agli occhi di chiunque è una differenza significativa».
«Sì, suppongo di sì.» Per un po' ci fu silenzio e poi Britannico
proseguì. «Questa tua tecnica, qui in Britannia, come si è
sviluppata?»
«Non sono sicuro di quello che intendi dire, padre. Da che punto
di vista?»
«È migliorata negli ultimi due anni? Cosa hai imparato? Cosa
hai fatto? Cosa hai iniziato?»
Pico sorrise. «Molto. Moltissimo, su tutti e tre i fronti, padre.
Forse la prima cosa che abbiamo imparato, con un nemico i cui
attacchi sono imprevedibili, è che non possiamo sperare di operare
come in normali condizioni di guerra. No, lascia che riformuli la mia
frase.» Il ritmo del discorso rallentò notevolmente, mentre
enunciava i propri pensieri con maggiore precisione. «Non
possiamo sperare di operare come se i metodi e i sistemi
tradizionalmente accettati avessero qualche applicazione. Non ce
l'hanno.» Fece una pausa e bevve un lungo sorso prima di
proseguire. «Fin dall'inizio della campagna in Britannia siamo stati
costretti ad accettare che non potevamo sperare di prevenire le
incursioni del nemico. Dovevamo evolvere la nostra tattica secondo
le nuove condizioni, e così abbiamo diviso regionalmente le nostre
forze, le forze di cavalleria, in cinque basi centrali: una a Eboracum,
una a Glevum, una a Verulamium, una a Dubris e una a
Noviomagus. Usando ognuna di quelle basi come il mozzo di una
ruota, abbiamo stabilito delle linee di osservazione, degli avamposti