La Spada che canta

everenziale. Non avrei mai immaginato che fosse nel carattere di
quell'uomo tollerare una cosa simile. «Lo sapevi,» dissi, «e l'hai
sopportato? Perché non ti sei liberato di lui, generale?»
Mi sorrise, in uno sfavillio di occhi e di denti. «Politica, Publio
Varro, politica. Qualcosa con cui tu non hai il tempo, né la necessità
di trattare. Non potevo rimuoverlo dalla sua carica finché Rufino era
vivo, per diverse ragioni. Ora posso e intendo farlo, ma è una
questione secondaria, adesso.» Fece una pausa e ci guardò entrambi.
«Voglio che capiate bene che cosa è successo con Seneca. Non è certo
il tipo di uomo che si offre volontario per il servizio attivo. Fu
Teodosio a decidere di fare un soldato del tuo amico Claudio e lo ha
fatto per due ragioni: la prima era dimostrare il suo potere su
Valentiniano che era il mentore e protettore di Seneca, ma la seconda
era per dimostrare in modo chiaro a Seneca che non era soddisfatto
di come era stata risolta la faccenda della sua lealtà mentre era
procuratore qui in Britannia, fino al momento, e compreso il
momento, della ribellione dell'usurpatore Magno Massimo. I
rapporti che riferivano che Seneca aveva finanziato il tentativo del
ribelle di usurpare la porpora imperiale erano convincenti e le loro
fonti impressionanti. Non fu mai avanzato un argomento
convincente contro la loro sincerità... all'infuori dell'argomento
determinante, vale a dire il ritorno di Seneca dai morti, con i suoi
conti e i suoi libri in perfetto ordine e tutte le cifre giustificate...» La
sua voce si spense, lasciando in sospeso quest'ultimo argomento, e
poi riprese.
«Teodosio non ne fu convinto, però, e non tentò in nessun modo
di nascondere il suo scetticismo. Offrì a Seneca una scelta: servizio
attivo nell'esercito per dieci anni o confisca e perdita di tutte le sue
proprietà. In altre parole, nessuna scelta. Seneca aderì alle richieste
imperiali e fu messo a mia disposizione. Ma c'era qualcosa, una
connessione, non so di che tipo e non voglio saperlo, tra Seneca e
Rufino. In ogni caso Seneca è un uomo potente, con molti cosiddetti
amici. Uno di questi mi suggerì di assegnare Seneca a Rufino e io fui