La Spada che canta

«Pensateci, amici! Pensate che cosa significherebbe! Ogni volta
che questo Consiglio si riunirà avremo un motivo per ricordare la
causa di questa regola!» Le voci si acquietarono di nuovo e quando
la stanza ricadde nel silenzio, proseguì. «Potremmo fare di più.
All'ingresso della sala, dopo la porta, potrebbe esserci un sacchetto
di pietre, con venti pietre bianche e una pietra nera. Ogni uomo
entrando potrebbe pescare una pietra e chi avrà estratto la pietra
nera sarà il moderatore nelle discussioni della giornata. In questo
modo un uomo potrebbe anche estrarre la pietra nera con maggiore
frequenza dei suoi compagni, ma ciò sarebbe ogni volta dovuto solo
al caso e non ad altri motivi.»
Ci fu un mormorio di commento, e questa volta una mano si
alzò e si agitò nell'aria, quella di Quinto Secone.
«Sì, Secone?»
Secone si alzò in piedi e si guardò intorno, rosso in volto. Tossì e
si schiarì la voce e poi parlò.
«Caio Britannico, tu ci hai dato - e ce la meritavamo - una lavata
di capo e più di una buona ragione per provare vergogna. Ho
ascoltato attentamente le tue parole e penso che quello che hai detto
sia vero.» Si schiarì la voce di nuovo. «Ma penso che quello che mi è
piaciuto di meno sia la parte più vera. Abbiamo dimenticato perché
siamo qui. Ci sentiamo davvero importanti. Io sono fiero di essere un
membro di questo Consiglio. Ma tu mi hai fatto capire che forse ne
sono troppo fiero. Questa idea di un Consiglio "circolare" ha molto
senso secondo me. Così pure quella di un moderatore scelto a caso
per ogni sessione, anche se con ciò non voglio insinuare che non ti
siamo grati per il tuo passato contributo.»
Caio respinse quella frase con un gesto della mano. «Non mi
offendi, Quinto. Vai avanti.»
«Bene, io penso che dovremmo adottare il tuo suggerimento.
Penso che dovremmo farlo subito. Penso che dovremmo votare
entrambe le proposte, senza dibattito.»