La Spada che canta

Infilai la spada nel fodero. «Generale Pico, vorrei scambiare due
parole con te. Vieni a fare due passi?»
Non appena fummo lontani da orecchie indiscrete, disse:
«Immaginavo che ti sarebbe interessata, Varro, ma due mesi di paga
e una tua spada? Non pensi di averlo strapagato?»
«Pico, tu mi conosci. Sono un entusiasta, ma se posso non lascio
mai che l'entusiasmo abbia la meglio sul mio giudizio. Se riesco a
scoprire cos'è questa pelle di pesce, non ci sarebbe probabilmente
abbastanza ricchezza nella Colonia per pagarne il valore reale. Credi
a me. Voglio sapere che pesce è. Da dove viene. Se riesco a scoprirlo
lo importerò anche a costo di attraversare tutto l'Impero. Perciò ho
bisogno del tuo aiuto. Trovami l'altro soldato, quello da cui il
giovane Pecula ha vinto questa spada. Interrogalo. Scopri di suo
padre, chi è, dove vive e come è venuto in possesso di questa pelle.
Non appena lo avrai saputo, ammesso che lui ne sia al corrente,
comunicamelo. Lo farai?»
«Certamente.»
«Bene, un giorno ti farò una spada con l'elsa di pelle di pesce.»
«Sembra disgustoso, ma non vedo l'ora. A proposito, senti sul
palmo l'odore di quella roba?»
Risi e annusai la mano. «No. Per niente.»
«È un sollievo. Dev'essere una trota.»
Mentre ci avvicinavamo di nuovo a casa, ne uscì Pecula,
portando con orgoglio la nuova spada, le labbra increspate un
sorriso. Ci fermammo ad ammirarla, perché aveva scelto una delle
migliori. Gli augurai ogni bene nell'uso che ne avrebbe fatto, e Pico
portò via con sé i quattro uomini in direzione delle scuderie,
lasciandomi solo. Portai in casa la mia nuova spada e le trovai un
posto nella sala delle armi, poi rimasi un'ora a giocare con i miei
tesori lasciandomi assorbire dall'atmosfera delle armi.
Due ore dopo ero ritornato nella forgia e mi gingillavo con