La Spada che canta

tribuna. «Publio Varro serviva con me come centurione prima del
primo attacco contro il Vallo, reggente. Dopo l'invasione lo elevai al
rango di tribuno per la sua condotta sul campo. Ricevette la ferita
che lo ha storpiato alla fine della campagna condotta dall'imperatore
Teodosio contro gli invasori, e in quell'occasione ha avuto il merito
di salvarmi la vita, in un'imboscata tra le montagne. In tutto il tempo
che l'ho conosciuto si è sempre comportato con onore, lealtà,
integrità e tutte le migliori qualità che siamo fieri di definire
romane.»
«Grazie, proconsole.» Caio si sedette, mentre Stilicone si alzava
in piedi e picchiava il suo bastone di avorio sul rostrum. «Che tutti gli
uomini presenti ascoltino. In nome di Onorio imperatore, questo
tribunale dichiara l'accusato, Publio Varro, innocente di tutte le
accuse e discolpato completamente agli occhi di Dio e degli uomini.
E così sia. Togliete le catene al prigioniero e badate che sia nutrito e
vestito come è dovuto al suo rango e come gli è dovuto per le
ingiustizie che ha subito. Questo tribunale si aggiorna. Tribuno
Seneca! Nei miei appartamenti, per favore. Immediatamente.»
Mentre le conversazioni si intrecciavano intorno a me, io rimasi
in piedi da solo dove mi trovavo, e pensavo che certamente tutti i
nemici che Caio si era fatto, riuniti insieme, non potevano covare nei
suoi confronti un decimo dell'odio che si era meritato quel giorno da
Cesario Claudio Seneca.
Fino a quel momento l'ossessione di Seneca per me era stata,
sembrava, la forza motrice della sua vita, seconda forse
all'accumulare denaro. Ma ora aveva un altro bersaglio per il suo
odio. Caio Britannico. E sentivo dentro di me che Claudio Seneca era
capacissimo di nutrire un duplice odio.