La Spada che canta

«Cosa potresti dire? Cosa potresti fare, Varro? Cosa potresti fare
per cambiare la situazione?» Sorrise amaramente, il suo volto
sembrava quello di un fantasma alla luce della luna. «Cosa avrei
potuto fare se fossi stato a casa? A quest'ora sarei morto con la mia
famiglia. Almeno così avrò la mia vendetta.»
Mi sporsi verso di lui e gli strinsi una spalla, poi mi girai verso
Pico. «È meglio che andiamo.»
«Sì, hai ragione. Sulla, amico, non c'è niente che possa dire per
alleviare il tuo dolore, ma possiamo offrirti vendetta, per quello che
vale, sulla testa dei tuoi nemici. Addio.»
Passai parola attraverso i ranghi e ci allontanammo. Dopo ;
appena un quarto di miglio trovammo il sentiero carreggiabile e lo
seguimmo finché raggiungemmo la diramazione. Lì svoltammo
verso sud, seguendo i solchi delle ruote nel terreno calcareo, finché
cominciammo a salire. Mentre salivamo l'erta, il vento cominciò a
calare. Pico mi fermò e fece segno a uno dei due uomini che
cavalcavano immediatamente dietro di noi. L'uomo ci raggiunse
dove lo aspettavamo. «Generale?»
«Il vento è calato. Prima soffiava da destra, portando il nostro
rumore lontano dal nemico. Adesso, da un momento all'altro,
cominceremo a sentire l'odore del fumo che sale dagli edifici in
fiamme. Non sarà piacevole. Passa parola di coprire le narici dei
cavalli. Non vogliamo svegliare nessuno con il rumore dei nitriti. E
di' agli uomini di andare più adagio. Non voglio rumori, è chiaro?»
«Sì, generale.»
«Bene. Assicurati che sia ugualmente chiaro a tutti quelli a cui lo
dici, e vedi di dirlo a ognuno!»
Riprendemmo a muoverci, cavalcando in fila per due,
abbastanza adagio perché i nostri cavalli affrontassero facilmente la
salita. Io avevo legato un fazzoletto sopra il muso di Germanico e
Pico aveva coperto il muso del suo cavallo con un pezzo di stoffa.