La Spada che canta

visto una campagna più verde.»
Caio sorrise gentilmente, e ovviamente non sentì il bisogno di
commentare. Stilicone si alzò di nuovo e riempì i nostri bicchieri, e io
ammirai il suo fascino. C'erano servitori ovunque, pronti a ubbidire
a un suo comando, eppure durante il nostro incontro scelse di agire
come nostro servitore. Mentre pensavo a questo cambiò un'altra
volta argomento.
«Tu sei un comandante di fanteria, proconsole. Cosa pensi del
mio cambiamento a favore della cavalleria?»
Caio sorseggiò il vino con apprezzamento, meditando sulla
risposta prima di parlare. Alla fine fece un cenno con la testa. «I
tempi sono maturi, credo. Il nemico è salito a cavallo e ha distrutto
un'armata romana. Cercheranno di farlo ancora.»
«E?» Il volto di Stilicone era teso. Chiaramente questa risposta
era importante per lui.
Caio scrollò le spalle. «Tu sarai pronto per loro. Visibilmente
pronto. Sapendolo sarà improbabile che ti provochino.»
Stilicone mi guardò, anche se i suoi pensieri erano altrove. «È un
compito enorme, proconsole, cambiare il modo di combattere di un
Impero.»
«Sì, generale Stilicone, alcuni penseranno anche che sia
impossibile. Ma non è impossibile e io penso che tu abbia ragione.»
Caio parlò lentamente e Stilicone rivolse i suoi occhi nuovamente su
di lui, scrutandolo in volto come se volesse scoprirvi una traccia di
adulazione.
«Lo pensi? Questo mi sorprende.»
Caio sorrise. «Perché, generale? Perché ho conosciuto le vecchie
legioni di fanteria? Questo non mi rende cieco sulla necessità di
cambiamenti.»
Stilicone grugnì. «Mmm! Vorrei poter dire lo stesso della