La Spada che canta

«E i cavalieri?» La sua faccia era priva di espressione. «Li
abbiamo addestrati noi.»
«Chi è "noi"?»
Guardai Caio prima di rispondere. «Sono io, suppongo. Le idee
sono mie, tentativi ed errori. Passo le miei istruzioni ad altri
istruttori.»
«E come addestri la tua gente? Che tattiche usi?»
Mi strinsi di nuovo nelle spalle, meravigliandomi del modo in
cui questo interrogatorio si svolgeva senza una parola di condanna.
«Come ho detto, è stata una serie di tentativi ed errori, generale.
Comunque abbiamo studiato le campagne di Alessandro il
Macedone e cercato di ricostruire il modo in cui si sono
presumibilmente svolte. È stata un'idea del proconsole.»
«Mio Dio! Anch'io ho cominciato allo stesso modo. E da quanto
tempo vi state impegnando in questo senso?»
«Da circa dieci anni.»
«Non riesco a crederci! Avete un programma per selezionare i
cavalli?»
«Sì, lo abbiamo. Ma i nostri cavalli non sono grandi come i
vostri. Non ancora.»
Si alzò in piedi e cominciò a camminare su e giù, con le mani
intrecciate dietro la schiena, e per un po' di tempo ci fu silenzio.
Poi riprese: «Proconsole, dimmi di questa tua regione
occidentale. Quali problemi ti preoccupano?»
Notai che Caio sentiva una ragione dietro quella domanda e
rifletté sulla risposta, pensando bene a cosa dire per esprimere i suoi
pensieri con giudizio. «Pochi problemi, generale Stilicone, se
paragonati al resto della provincia. Le nostre difficoltà principali
sono sorte di recente, a causa della rimozione delle guarnigioni
occidentali per rafforzare le altre parti della provincia: la Costa