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La Spada che canta

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piedi, con le braccia piegate sul petto, dietro a tre seggi. Stilicone<br />

venne avanti e prese la sedia centrale, affiancato dagli altri due<br />

tribuni. Ma non si sedette. I suoi occhi si rivolsero a me, <strong>che</strong> mi<br />

trovavo in piedi sotto di lui, e vidi qualcosa agitarsi nella loro<br />

profondità, an<strong>che</strong> se non avrei saputo degenere cosa fosse. Mi<br />

guardò a lungo e profondamente, con occhi ora inespressivi, poi<br />

girò lo sguardo lungo tutto il tribunale, riportandolo alla fine su<br />

Seneca e Caio. Non si sentiva un solo rumore nella grande sala.<br />

Quando infine si sedette, fecero altrettanto an<strong>che</strong> tutti gli altri,<br />

tranne me, le guardie e i quattro tribuni in piedi dietro a lui.<br />

Stilicone strinse le labbra, poi si rivolse a tutta la sala.<br />

«Questo è un tribunale militare; siedo a giudizio in qualità di<br />

comandante in capo. Questo è an<strong>che</strong> un tribunale civile e lo presiedo<br />

in qualità di reggente della Sua Imperiale Maestà, Onorio. Le<br />

complesse questioni presentate oggi a questa corte sono sia civili <strong>che</strong><br />

militari. Il prigioniero davanti a noi è accusato di gravi crimini.»<br />

Guardò la pergamena <strong>che</strong> aveva di fronte e la srotolò. «Questo è il<br />

loro elenco.<br />

Primo: È stato dichiarato da Cesario Claudio Seneca <strong>che</strong> il<br />

prigioniero, di cui egli non conosce il nome, quattordici anni fa, in<br />

compagnia di un altro uomo, anch'egli sconosciuto al querelante,<br />

commise un'aggressione non provocata contro Claudio Seneca in<br />

una mansio pubblica, mentre Claudio Seneca era impegnato in affari<br />

privati in nome di Valentiniano, l'imperatore. È stato inoltre<br />

dichiarato <strong>che</strong> nel corso di tale aggressione il prigioniero ruppe il<br />

naso del querelante e gli sfregiò il corpo incidendogli sul petto la<br />

lettera V.<br />

Secondo: È stato dichiarato da Cesario Claudio Seneca <strong>che</strong> il<br />

prigioniero, il cui nome era sempre sconosciuto al querelante, venne<br />

riconosciuto due anni più tardi nella città di Aquae Sulis, e <strong>che</strong><br />

Quintilio Nesca, zio del querelante e magistrato di quella provincia,<br />

gli ordinò di arrendersi. È stato dichiarato inoltre <strong>che</strong> nel tentativo di

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