GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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E Yanez, con tutti i suoi sospetti, resta a bocca asciutta. Alla settimana<br />
prossima.<br />
Chiacchierata numero 63<br />
Bene. Ho dedicate otto puntate al dialogo. Non ne posso più. E<br />
poiché <strong>non</strong> ho voglia di mettermi a parlare dell’ambientazione, dei<br />
tempi delle scene, dell’articolazione della trama, dei colpi di scena e<br />
di tutte quelle robe lì che si trovano nei manuali (ad esempio in Scrivere<br />
un romanzo: come strutturare personaggi e storie in modo efficace, di Donna<br />
Levin, Dino Audino Editore, www.audinoeditore.it, 188 pagine<br />
per 18 euro); allora mi metterò a parlare d’altro.<br />
Sabato 24 aprile ero a Bolzano per un laboratorio di scrittura intitolato<br />
Cose che succedono mentre si fa la spesa al supermercato, organizzato<br />
presso l’Università popolare delle Alpi Dolomitiche da Giovanni<br />
Accardo.<br />
Che cosa si fa, in un laboratorio di scrittura intitolato Cose che succedono<br />
mentre si fa la spesa al supermercato? Per cominciare, si parla del supermercato.<br />
«Qual è la vostra relazione con il supermercato?», ho domandato ai<br />
ventotto baldi corsisti. «Quando ci andate? Come ci andate? Che cosa<br />
ci comperate?», eccetera. Com’era prevedibile, è uscito fuori un<br />
po’ di tutto: da «Io <strong>non</strong> ci vado mai, nemmeno se mi pagano» a «Ah,<br />
com’è bello il supermercato!… Lo amo proprio!».<br />
Avevo bisogno di capire che cosa intendevano dire i miei baldi<br />
corsisti (e le mie balde corsiste) quando pronunciavano la parola:<br />
«supermercato». L’Italia è lunga, come si usa dire. I supermercati<br />
<strong>non</strong> sono tutti uguali ovunque. Nella Libera Provincia di Bolzano,<br />
ad esempio, <strong>non</strong> ci sono ipermercati: è una precisa scelta politica.<br />
Così abbiamo chiacchierato un po’.<br />
Poi, uno stop improvviso. «Prendete carta e penna», ho detto. Ho<br />
dettato i titoli di quattro esercizi, da eseguirsi ciascuno in sette/dieci<br />
101<br />
minuti: Lode del supermercato (da eseguire in versi), Registrazione dei<br />
pensieri di una cassiera quarantacinquenne in attesa di recarsi, finito il<br />
turno, presso l’avvocato divorzista, Autobiografia passionale di un vasetto<br />
di marmellata di prugne senza zuccheri aggiunti, Opinioni sul cosmo di un<br />
salamino Negroni a basso contenuto di grassi, e così via.<br />
«Questi esercizi sono stupidi», ha detto un baldo corsista.<br />
«È vero», ho ammesso.<br />
Gli esercizi erano effettivamente stupidi, ma avevano il loro<br />
senso. Si trattava, per me, di spostare l’attenzione dei baldi corsisti<br />
dal loro vissuto-del-supermercato al vissuto-delsupermercato<br />
di qualcun altro: e in particolare, al vissuto-delsupermercato<br />
dei prodotti, delle merci.<br />
«Perché?».<br />
Pazienza, ci arrivo.<br />
Quando ben gli esercizi sono stati grosso modo eseguiti (quasi<br />
nessuno è arrivato fino al salamino), allora ho cominciato a raccontare.<br />
Ho raccontata la favola dei giocattoli: quelli che a mezzanotte,<br />
magicamente, diventano vivi e cominciano a parlare tra loro.<br />
Ho raccontata l’operetta di Leopardi Dialogo tra Federico Ruysch<br />
e le sue mummie, dove grazie a una singolarissima e rarissima congiunzione<br />
astronomica le mummie conservate nello studio del<br />
suddetto Federico Ruysch, celeberrimo (a quei tempi) anatomista<br />
e preparatore, iniziano a cantare:<br />
Sola nel mondo eterna, a cui si volve<br />
Ogni creata cosa,<br />
In te, morte, si posa<br />
Nostra ignuda natura;<br />
Lieta no, ma sicura<br />
Dall’antico dolor.