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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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situazione. In tal caso ci si rimette alla carta anche se <strong>non</strong> ne sia<br />

chiara l’applicazione. Le carte <strong>non</strong> danno responsi definitivi, nel<br />

senso che nuove idee si presenteranno spontaneamente, altre diverranno<br />

via via evidenti».<br />

Che cosa sono dunque queste carte? Sono forse degli oracoli? Dei<br />

mezzi magici? No: sono semplicemente uno strumento di distrazione.<br />

Quando ci troviamo in un dilemma, quando le parole o le invenzioni<br />

<strong>non</strong> ci vengono, quando ci pare di <strong>non</strong> saper che pesci pigliare,<br />

possiamo giocare questo gioco: peschiamo una carta, e ci confrontiamo<br />

con ciò che dice. Attenzione: <strong>non</strong> «accettiamo ciò che dice»,<br />

ma «ci confrontiamo con ciò che dice». Confrontarsi significa: provare<br />

a vedere se l’istruzione o il consiglio dati dalla carta <strong>non</strong> possano,<br />

magari paradossalmente, magari irrealizzabilmente, applicarsi al<br />

nostro caso. Dai ragionamenti che faremo scaturirà forse qualcosa<br />

di bizzarro, raramente qualcosa di fattibile, spesso qualcosa di impensato.<br />

La logica della faccenda mi pare chiara: spingiamo deliberatamente<br />

il nostro ingegno e la nostra intuizione ad affrontare una questione<br />

da un punto di vista impensato o a partire da premesse impensate. Il<br />

risultato è che <strong>non</strong> solo ci distraiamo, ma anche, per così dire, ci rilanciamo.<br />

«Ma», obietterà qualcuno, «funziona?».<br />

Sì, funziona: funziona. Del dettaglio di come funzioni, ne parliamo<br />

settimana prossima. Lo prometto. A risentirci.<br />

Chiacchierata numero 12<br />

Buongiorno. Parlavo la settimana scorsa della possibilità di usare<br />

tecniche di distrazione per scampare agli eccessi di concentrazione (gli attacchi<br />

di incaponimento, i blocchi creativi ecc.); e raccontavo delle<br />

Strategie oblique inventate da Brian Eno e Peter Schmidt: un mazzo di<br />

carte contenente consigli più o meno ambigui, giocosi o paradossali<br />

19<br />

(da «Ascolta la dolce voce» a «Sopprimi le specificità e sostituiscile<br />

con delle ambiguità»). Delle Oblique strategies o Strategie oblique,<br />

al di là di quel che si trova nella rete (qualunque motore di<br />

ricerca sarà felice di aiutarvi), parlano Fabio Destefani e Francesco<br />

Masson in un libro di vent’anni fa che si trova a volte nelle<br />

librerie a metà prezzo (Brian Eno: «Strategie oblique», Gammalibri<br />

1983, pp. 226) e parla lo stesso Eno nel suo libro-diario Futuri<br />

impensabili (Giunti 1997, pp. 360, 17 euro).<br />

Naturalmente le frasi-stimolo inventate da Eno appartengono<br />

a lui e sono adatte a lui. La cosa migliore, dunque, è che ciascuno<br />

si faccia il suo proprio mazzo di carte. A tutti sarà capitato di<br />

osservare nel proprio comportamento delle procedure particolarmente<br />

efficaci, che risolvono problemi specifici o problemi<br />

generali. Ad esempio: io sono uno scrittore di racconti, cioè di<br />

storie <strong>non</strong> particolarmente lunghe, e ho qualche problema a<br />

controllare la “massa” del testo quando questa supera le venticinque<br />

pagine. Ho provato a farmi degli schemi, delle scalette:<br />

ed è stato un disastro (io, le scalette, le odio). Allora, piuttosto,<br />

se perdo il filo della storia o se <strong>non</strong> so più come uscire dalla situazione<br />

in cui mi sono cacciato, smetto di andare avanti e riparto<br />

dal principio: rileggo, inserisco nuove cose, completo descrizioni<br />

appena accennate, aggiungo parole: faccio una specie<br />

di “gonfiatura” del testo (a sgonfiarlo ci penserò poi), che mi<br />

serve a vedere con più chiarezza le mie stesse immaginazioni. A<br />

un certo punto, di solito due o tre capoversi prima di dove mi<br />

sono impantanato, trovo il modo di indirizzare la storia da<br />

un’altra parte. Evidentemente <strong>non</strong> mi ero accorto, prima, che lì<br />

c’era un bivio; e avevo imboccata la strada meno produttiva.<br />

Così, una delle mie personali Strategie oblique dice: «Qual è<br />

l’ultima decisione che hai presa?».<br />

Altre volte ho la sensazione che un racconto sia sì finito, ma,<br />

come dire?, un po’ vuoto. Non nel senso che sia fatuo: ma nel<br />

senso che <strong>non</strong> mi dà quella buona impressione di pieno (appun-

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