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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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attute di un dialogo, benché siano state materialmente scritte da<br />

colui che firma il romanzo, hanno come autori i personaggi che le<br />

pronunciano. Cappuccetto Rosso è autore delle sue battute, il lupo<br />

delle sue, la <strong>non</strong>na delle sue, e così via.<br />

«Bene», dirà il qualcuno di cui sopra, «e a che cosa mi serve sapere<br />

questo? Sapevo già che ogni personaggio deve parlare con una voce<br />

sua». Oh, in somma, adesso lo sappiamo meglio. E disponiamo anche<br />

di una terminologia che dice chiara la cosa:<br />

- le parti del testo in cui a parlare è il narratore, o un "io narrante",<br />

comunque colui che si assume la responsabilità generale<br />

del testo stesso, si possono chiamare, con un termine accademico,<br />

diegetiche, o più banalmente narrative (o propriamente narrative);<br />

- le parti del testo in cui a parlare <strong>non</strong> è colui che si assume la responsabilità<br />

generale del testo stesso, bensì parla un personaggio<br />

o un documento (la voce della televisione, una lettera, un<br />

libro ritrovato, una scritta sul muro, un annuncio alla radio,<br />

una battuta di film…) si possono chiamare, con termine accademico,<br />

mimetiche, o più banalmente imitative.<br />

E qui, per l’appunto, mi serviva arrivare. A questa parola: imitazione.<br />

Il dialogo (diversamente dalla narrazione vera e propria) si pone<br />

come imitazione di un testo che sta fuori del testo. Se scrivo:<br />

«L’autobus era grosso e arancione», tutti capiscono che sto cercando<br />

di far vedere l’autobus al lettore; ma nessuno pensa che io lo stia imitando.<br />

Invece, se faccio dire a un personaggio: «Scusi, è già passato il<br />

16?», la battuta viene da tutti percepita come imitazione di una battuta<br />

reale - o almeno, imitazione di una battuta possibile.<br />

Fate un esperimento. Procuratevi un registratore. Registrate una<br />

conversazione: una normale conversazione a tavola, la conversazione<br />

di quando rientrate a casa e vi raccontate la giornata con il coniuge,<br />

la conversazione al bar: quello che volete.<br />

Riascoltate la conversazione. Trascrivétela.<br />

90<br />

Vi accorgerete che, come conversazione scritta, fa schifo. E<br />

così comprenderete che riproduzione e imitazione sono due cose<br />

molto diverse.<br />

Fate un secondo esperimento. Andate al cinema. Già che ci<br />

siete, andate a vedere Primo amore di Matteo Garrone, visto che<br />

ci recito anch’io (sono lo psicologo della mutua). Potrete osservare<br />

che durante tutto il film i personaggi <strong>non</strong> vanno mai di<br />

corpo, mangiano pochissimo (<strong>non</strong> solo lei, che nella storia è<br />

appunto colei che <strong>non</strong> mangia; ma anche lui), fanno compere<br />

una volta sola, e <strong>non</strong> puliscono la casa.<br />

La narrazione del film, che diversamente dalla narrazione<br />

scritta è per così dire tutta imitativa, è una narrazione-imitazione<br />

molto ellittica, elusiva, allusiva. Osservate quante domande, nei<br />

dialoghi dei film, restano senza risposta. A quante domande<br />

viene risposto con un gesto. Quanti dialoghi sono incompleti,<br />

quante azioni stesse sono incomplete.<br />

Perché questa incompletezza? Ma perché il lettore (lo spettatore)<br />

sa fare la sua parte. Intuisce che cosa manca. Riempie i<br />

vuoti. Attinge alla sua esperienza di vita, e completa il quadro.<br />

Ne riparliamo settimana prossima.<br />

Chiacchierata numero 57<br />

Buona settimana. Parliamo ancora di dialogo. Eravamo rimasti<br />

alla distinzione: il dialogo scritto <strong>non</strong> è una riproduzione del<br />

dialogo parlato, bensì una imitazione. Se vogliamo scrivere un<br />

dialogo che risulti "realistico", <strong>non</strong> dobbiamo fare una riproduzione.<br />

La differenza tra la riproduzione e l’imitazione, nel dialogo<br />

scritto, riguarda soprattutto i tempi. Se ascoltiamo (come settimana<br />

scorsa suggerivo di fare) un dialogo registrato, ci accorgiamo<br />

subito come esso sia pieno di battute e parole che <strong>non</strong>

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