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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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giornata, oggi». E immaginate, ora, di pronunciare questa battuta<br />

con intonazioni diverse, in situazioni diverse, calandovi in parti diverse.<br />

Siete un vampiro. Vi avvicinate a una bella fanciulla. Con voce<br />

suadente le sussurrate: «Bella giornata oggi».<br />

Siete Silvio Berlusconi e avete appena stravinte le elezioni. Vi avvicinate<br />

a Fausto Bertinotti, gli posate un braccio sulle spalle e gli dite:<br />

«Bella giornata oggi».<br />

Siete un operatore di call center con contratto trimestrale. Tornate a<br />

casa dopo un turno particolarmente pesante, con la voce roca e le<br />

occhiaie nere. La vostra compagna vi guarda e vi dice: «Bella giornata<br />

oggi».<br />

Siete Nerone. Mentre Roma brucia vi avvicinate a un pompiere e<br />

gli dite: «Bella giornata oggi».<br />

Siete un telegiornalista. Oggi sono deragliati quattro treni, sono<br />

precipitati quattro aeroplani, sono stati ammazzati dozzine di innocenti.<br />

Decidete di aprire il telegiornale con un servizio sul tempo che<br />

fa. La prima battuta è: «Bella giornata oggi».<br />

Ecco: vi rendete ben conto che in ognuno di questi casi la ciò che<br />

voi dite vuol dire qualcosa di diverso. «Per esempio secondo il tono<br />

di voce secondo cui viene detto», scrive Annamaria Testa, «o il foglio,<br />

l’insegna, il manifesto su cui è stampato. E secondo la frase in<br />

cui è inserito. E secondo chi lo dice o lo scrive. E secondo chi<br />

ascolta o legge. E secondo la loro condizione, sia contingente che<br />

permanente. E secondo quanto è successo prima e potrebbe succedere<br />

dopo. E secondo quanto chi scrive e chi legge, chi parla e chi<br />

ascolta sa o immagina di quanto è successo prima e potrebbe succedere<br />

dopo. E secondo quanto sa o immagina del suo interlocutore.<br />

E secondo il tempo e il luogo, in una regressione di causa in causa,<br />

di contesto in contesto…» (p. 18).<br />

E tutto il libro di Annamaria Testa è una ostinata (e istruttiva, e assai<br />

divertente) disamina di tutto ciò che si può dire dicendo o scrivendo:<br />

«Bella giornata oggi». Non che sia particolarmente impor-<br />

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tante sviscerare il senso di una battuta banale come: «Bella giornata<br />

oggi»: ma il libro vale, e vale secondo me parecchio, come<br />

esempio di lavoro.<br />

In sei agili capitoletti Annamaria Testa mostra come si possa<br />

intervenire su un testo breve: sulla sua struttura (cambiando<br />

l’ordine degli elementi, aggiungendo elementi, lavorando la<br />

punteggiatura); sulla sua espressione (cancellando o deformando);<br />

sulla sua forma (dimensione, colore e tipo dei caratteri); sul contesto<br />

nel quale appare (definendo il «campo», governando situazioni<br />

e paratesti, collocandolo su o accostandolo a oggetti); sul<br />

format al quale appartiene il messaggio complessivo (testo +<br />

tutto il resto).<br />

«Smontare e rimontare pezzi di comunicazione distinguendo<br />

tra significanti e significati, parte verbale e parte analogica,<br />

strutture e contenuti, è un gioco infinito», scrive Annamaria Testa.<br />

«Per giocarlo bastano un po’ di immaginazione e un po’ di<br />

rigore». E continua: «Prestare una giusta attenzione alla forma<br />

nella quale si trasmettono i testi, ed essere capaci di leggere le<br />

scelte - o le sciocchezze - formali fatte da chi li produce potrebbe<br />

(dovrebbe?) essere il segno di un’altrettanto giusta attenzione<br />

alla sostanza. A volte, invece, si tende a considerare la<br />

forma tanto più disprezzabile o irrilevante quanto più i contenuti<br />

sono, o vogliono essere, fondamentali. È un’ingenuità che<br />

si può pagare cara» (pp. 102-104).<br />

Non ho potuto fare a meno di pensare, leggendo questo bel<br />

libretto, ai dattiloscritti in attesa di lettura che sono impilati qui,<br />

a destra del tavolo sul quale sto scrivendo. Di quei dattiloscritti,<br />

alcuni mi sembrano addirittura impossibili da leggere. Corpi<br />

piccolissimi, margini inesistenti, font bizzarri, impaginazioni irregolari.<br />

Uno dei sogni della mia vita (credo di averlo anche già<br />

scritto; ma portate pazienza, è l’età) è: scrivere un trattato di<br />

psicopatologia dell’impaginazione. Difronte a un dattiloscritto

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