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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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ogni piccolo molo dell’arcipelago. E starmene lì, seduto o sdraiato<br />

nel sedile del pozzetto, cullato nella quiete dell’attracco a vivere intensamente<br />

il lieve nulla di cui sono fatte le ore trascorse a bordo in<br />

certe sere silenziose e in certe notti luminose».<br />

Questo incipit contiene tutto il programma d’un libro. Un uomo<br />

parte per un viaggio a lungo progettato, o più volte rimandato, comunque<br />

molto desiderato («finalmente»), nel corso del quale egli<br />

prevede o progetta di entrare in uno stato d’animo speciale, anzi già<br />

vi sta entrando («mi emozionava»), stato d’animo possibile in quanto<br />

il viaggio, grazie alle «incertezze» e alla «solitudine» che garantisce, si<br />

prospetta come alternativo alla vita ordinaria del protagonista, che si<br />

presumerà «certa» e «affollata», più o meno come potrebbe essere la<br />

vita di un professore di Lingua e letteratura tedesca all’Università di<br />

Udine, quale Kitzmüller è. Naturalmente, che la narrazione sia autobiografica,<br />

o para-autobiografica, è una supposizione. Ma siamo appena<br />

all’inizio, e abbiamo il diritto di fare supposizioni.<br />

La destinazione del viaggio è provvista d’un nome quasi magico: le<br />

Isole Incoronate fanno pensare all’Isola-<strong>non</strong>-trovata o all’Isola Ferdinandea.<br />

Come se ciò <strong>non</strong> bastasse, il signor Kitzmüller già annuncia<br />

«meraviglia», «stupore» e «visioni straordinarie»; meraviglia stupore<br />

e visioni, tuttavia, <strong>non</strong> terribili né inquietanti, bensì da godersi<br />

in «baie sicure», «seduto o sdraiato», «cullato nella quiete». Il viaggio<br />

sarà quindi estatico: <strong>non</strong> sarà il viaggio mistico del giovane che va<br />

incontro ai pericoli per mettersi alla prova e tentar di diventare immortale,<br />

ma il viaggio estatico dell’adulto che cerca pace e straniamento<br />

per ritrovare, diciamo così, la sua nascita. Nient’altro che<br />

un’estasi, infatti, è quel «vivere intensamente il lieve nulla» che sta<br />

nell’ultima frase. Viene in mente quel viaggiatore leggero e folle che<br />

fu Robert Walser: i cui personaggi spesso intraprendono viaggi a<br />

piedi, nel corso dei quali godono di ogni felicità.<br />

Che libro ci aspettiamo, dunque? Non certo un’avventura marinaresca.<br />

Ci aspettiamo che un professore di Lingua e letteratura tedesca,<br />

o comunque un personaggio immaginabile da un professore di<br />

51<br />

Lingua e letteratura tedesca, passi alcuni giorni in mare; <strong>non</strong> in<br />

mezzo al mare, ovviamente, ma costeggiando; e che questi<br />

giorni si riempiano di eventi minimi, di «lievi nulla»; e che tra<br />

eventi minimi e «lievi nulla» irrompa qualcosa. Che cosa? Ma,<br />

sarà un passato, saranno dei passati. Il libro sarà un libro di rievocazione.<br />

Creata per mezzo della «solitudine» una tabula rasa, il<br />

nostro professore o personaggio aprirà la propria mente, lascerà<br />

libero il passaggio a tutto ciò che “il logorio della vita moderna”<br />

tiene invece a bada, distante. Giusto? È più o meno questo, il<br />

libro che ci aspettiamo?<br />

La cosa divertente è che il libro - passo dalla prima pagina<br />

all’ultima - finisce con queste parole:<br />

«Tutto, poi, è stato esattamente così».<br />

***<br />

Ma la vera curiosità che ci farà leggere il libro è questa: il nostro<br />

navigante, in quei giorni di viaggio, incontrerà i mostri marini?<br />

«Che c’entrano i mostri marini?», domanderà qualcuno.<br />

In effetti l’incipit <strong>non</strong> dice nulla sui mostri marini; <strong>non</strong> li nomina,<br />

<strong>non</strong> li promette, ma nemmeno li nega. I mostri marini sono<br />

nella nostra immaginazione. Che cosa saranno, le «visioni<br />

straordinarie» di cui si parla? Saranno semplicemente paesaggi<br />

molto belli, o saranno i mostri marini? L’incipit, in effetti, mette<br />

avanti due cose che stanno in tensione. La promessa di «meraviglia»<br />

e di «visioni straordinarie» è almeno all’apparenza incompatibile<br />

con la promessa di «lievi nulla», di «quiete» e di «sere<br />

silenziose». Siamo ancora all’inizio della narrazione, siamo<br />

pronti a tutto: ma abbiamo cominciato, senza rendercene ben<br />

conto, a dare una forma a questa nostra disponibilità. In sostanza,<br />

ci stiamo preparando a sovrapporre le cose incompatibili:<br />

ad accettare che una «sera silenziosa» sia fonte di «meravi-

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