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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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tutto il mondo stesso. La verosimiglianza, la meticolosa ricostruzione<br />

storiografica, la cura dei particolari, servono solo a produrre una<br />

illusione di realtà, o meglio, una illusione di esistenza di questo altro<br />

mondo.<br />

E, tanto per andare terra terra: a che cosa serve mai, inventare un<br />

altro mondo? Serve, semplicemente, a farlo diventare reale. Il mondo<br />

dei Promessi sposi, oggi come oggi, piaccia o <strong>non</strong> piaccia, è nel novero<br />

delle realtà disponibili.<br />

Mettiamo che io sia un uomo disperato. Mettiamo che qualcuno<br />

mi consigli di leggere i Promessi sposi. Mettiamo che io li legga, e che<br />

rimanga folgorato. «È così», mi dico. «La c’è, la Provvidenza!». In<br />

quell’istante, io smetto di vivere nel mondo in cui vivevo prima, e<br />

comincio a vivere nel mondo dei Promessi sposi. Da quell’istante, vivrò<br />

in un mondo nel quale la Provvidenza <strong>non</strong> solo si lascia intuire,<br />

ma addirittura si dispiega e dà forma a tutto il mondo stesso.<br />

A chi mi domanda: «A che cosa serve la letteratura?», io rispondo:<br />

«A inventare mondi alternativi».<br />

C’è un’obiezione frequente: «Ma allora tu assegni ai Promessi sposi<br />

più o meno lo stesso senso che assegni al Manifesto del Partito Comunista<br />

di Marx ed Engels o alla Città di Dio di sant’Agostino!».<br />

«Be’», dico in questi casi, «sì».<br />

***<br />

Milan Kundera ha scritto da qualche parte (<strong>non</strong> chiedetemi dove)<br />

che «il romanzo ha edificato la coscienza europea». Noi abbiamo la<br />

possibilità di essere Europa, intende dire Kundera, perché tanti romanzi<br />

hanno inventato dei mondi nei quali l’Europa, una cosa che<br />

prima <strong>non</strong> c’era, c’era. Prima dell’Europa c’era stata la Cristianità.<br />

Prima della Cristianità c’era stato l’Impero romano. Europa, Cristianità,<br />

Impero romano, sono i nomi di una cosa sola: i nomi del mondo,<br />

inteso come una totalità dotata di senso.<br />

66<br />

A questo punto, definire il romanzo come narrazione verosimile,<br />

<strong>non</strong> è più così banale. Potremmo dire che il romanzo è una narrazione<br />

verosimile, ma che il vero al quale tale narrazione desidera<br />

essere simile <strong>non</strong> è il vero dell’esperienza, bensì il vero del desiderio,<br />

o il vero dell’intuizione, o il vero della fede, o il vero del<br />

futuro, o altri o tutti questi insieme. La verosimiglianza rispetto<br />

all’esperienza è un semplice strumento, è per così dire un grado<br />

minimo della verosimiglianza: e il suo scopo è la produzione<br />

dell’illusione di esistenza del mondo desiderato, intuito, creduto<br />

o previsto.<br />

Quando ci mettiamo a raccontare una storia, dovremmo pensare<br />

a questo. Ogni tentativo di raccontare una storia è un tentativo<br />

di inventare il mondo.<br />

Mi si dirà: «Certo, ti sei trovato l’esempio comodo. I Promessi<br />

sposi andavano proprio bene. Ma se prendessimo come esempio<br />

l’Assommoir, Nana o il Paradiso delle signore di Emile Zola, le<br />

cose andrebbero diversamente».<br />

Non è vero, secondo me. Ma ho finito lo spazio, e l’esempio<br />

con Zola lo faccio tra sette giorni. Arrivederci.<br />

Chiacchierata numero 42<br />

Buongiorno. Ho letto L’Assommoir di Émile Zola<br />

(L’Ammazzatoio, si potrebbe trdurre, più o meno; ma, essendo il<br />

nome d’una bettola, in italiano di solito viene lasciato come in<br />

francese) durante l’ultimo anno del liceo. Faceva parte di una<br />

scelta di letture romanzesche extraitaliane che ci aveva proposta<br />

l’insegnante di italiano: una ventina di libri, dei quali si doveva<br />

leggerne due. Io, per praticità, e visto che avevo il tempo, li lessi<br />

tutti. Ma L’Assommoir mi impressionò più di tutti. Quando ne<br />

parlammo in aula feci un intervento di venti minuti al termine<br />

del quale l’insegnante disse: «Sì, va bene, però secondo me <strong>non</strong>

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