GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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ge a pagina 64 di Il giornalista quasi perfetto (The Universal Journalist) di<br />
David Randall (Laterza 2004, pp. 338, 12 euro, traduzione di Bruna<br />
Tortorella e Bruno Giovagnoli), un libro appena pubblicato in Italia<br />
(e che, confesso, forse <strong>non</strong> ho letto del tutto; perché <strong>non</strong> l’ho letto<br />
dal principio alla fine, ma l’ho spilluzzicato qua e là, durante un lungo<br />
viaggio notturno in treno, riprendendolo il giorno dopo all’alba, e<br />
quello dopo ancora a sera tardi, talvolta leggendo due volte le stesse<br />
pagine, talvolta saltandone altre) e che mi è sembrato, lo dico di<br />
cuore, un gran bel libro.<br />
David Randall è caporedattore dell’Independent, un quotidiano inglese<br />
che è di fatto ciò che è di nome: indipendente; che esiste credo da<br />
una dozzina d’anni; e che, diversamente da come accade in Italia, si<br />
è conquistato un pubblico <strong>non</strong> grazie alla posizione etico-politica<br />
che rappresenta (benché <strong>non</strong> sia privo di una posizione eticopolitica)<br />
ma grazie alla qualità del suo lavoro d’inchiesta (io visito<br />
quasi tutti i giorni l’edizione in rete:<br />
http://www.independent.co.uk).<br />
Quando leggo i manuali di giornalismo, spesso mi viene da pensare:<br />
«Accidenti, ma qui si sta spiegando l’ovvio». E in effetti è così: i<br />
manuali di giornalismo spiegano che ci sono varie fonti delle notizie,<br />
che un articolo si scrive così e così, che con le fonti istituzionali ci si<br />
relaziona in un certo modo e con le fonti <strong>non</strong> istituzionali (o antiistituzionali)<br />
ci si relaziona in un altro, che ogni informazione va<br />
controllata nei limiti dell’umano possibile, che <strong>non</strong> è la stessa cosa<br />
"passare" un’agenzia o dare un’informazione di prima mano, eccetera.<br />
Tutte cose che chiunque, a pensarci due minuti, ci arriva.<br />
Ma il libro di Randall ha un titolo sbagliato. Non è, infatti, un libro<br />
sul lavoro del giornalista. È, più precisamente, un libro sul lavoro<br />
del cronista. Comincia con queste parole: «Gli eroi del giornalismo<br />
sono i cronisti. Quello che fanno è scoprire le cose. Arrivano per<br />
primi, nel caos del presente, battendo alle porte chiuse, a volte correndo<br />
dei rischi, e catturano l’inizio della verità. Se <strong>non</strong> lo fanno loro,<br />
chi dovrebbe farlo? I direttori? I commentatori? C’è una sola al-<br />
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ternativa ai cronisti: accettare la versione ufficiale, quella che i<br />
poteri economici, i burocrati e i politici scelgono di darci. Dopotutto,<br />
senza i cronisti, che cosa saprebbero i commentatori?»<br />
(p. 3). E finisce (cito le ultime parole del capitolo «Letture consigliate»)<br />
raccomandando così la lettura di quello che Randall<br />
definisce «il più acuto libro sulla stampa che io abbia mai letto»,<br />
A Mathematician Read The Newspaper (Un matematico legge i giornali)<br />
di John Allen Paulos: «Avendo abbinato all’amore per la matematica<br />
un innato interesse per la stampa, Paulos va a caccia di<br />
errori logici e statistici nei giornali e ne trova numerosi esempi.<br />
Questo libro vi spiegherà il nesso tra la teoria del caos e il valore<br />
di notizia, modificando per sempre il vostro modo di leggere<br />
un articolo» (p. 332).<br />
Randall è un cronista nato. Il suo problema è: come faccio a<br />
sapere il più possibile attorno all’avvenimento X? come faccio a<br />
controllare che ciò che so sull’avvenimento X sia vero o almeno<br />
decentemente probabile? come faccio a trovare notizie<br />
sull’avvenimento X al di fuori delle fonti ufficiali? come faccio a<br />
valutare la qualità delle informazioni che le fonti di parte mi<br />
danno sull’avvenimento X?<br />
E, cosa molto importante: come faccio, io che sono (in<br />
quanto giornalista, cronista, uomo dei media) sostanzialmente un<br />
mediatore, uno che riporta, un reporter, a gestire la diffusione<br />
delle notizie con responsabilità, sfuggendo al pericolo (oggi più<br />
che ieri concreto) di essere manipolato dalle fonti di notizie, di<br />
essere abbagliato dal desiderio dello scoop ad ogni costo, di servire<br />
come utile idiota poteri dei quali nemmeno sospetto<br />
l’esistenza?<br />
Il giornalista quasi perfetto è un libro tutto intriso di una moralità<br />
squisitamente anglosassone. Il cronista, per Randall, è per definizione<br />
un uomo libero: ma <strong>non</strong> nel senso che egli sia libero,<br />
diciamo così, per natura e per principio; piuttosto nel senso che<br />
egli deve ogni giorno, a ogni ora, ogni volta che riceve e vaglia