GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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scussi il senso e la lingua di ciascuna delle “voci”, abbozzate soluzioni<br />
d’impaginazione.<br />
Abbiamo anche mangiato insalata di riso, melone, tigelle, borlenghi,<br />
formaggi, tagliolini.<br />
Abbiamo bevuta moltissima acqua.<br />
Siamo andati al parco del suo paese, dove c’è un laghetto con una<br />
coppia di cigni bianchi. Quest’anno la coppia ha figliato: e infatti<br />
portavano in giro, un po’ nell’acqua un po’ sul prato, quattro bei cignottini<br />
grossi come galline, con il piumaggio ancora incerto e la<br />
camminata, sul prato, clownesca.<br />
Siamo andati a vedere il monumento agli scout defunti, che è una cosa<br />
che un vicino della Luisa ha costruita nel suo giardino. Una sorta di<br />
muro irregolare, alto un paio di metri e largo tre, pieno di nicchie e<br />
sporgenze, con incastonate dentro immagini sacre, un presepietto,<br />
piastrelle con motti e ammonimenti, crocefissi.<br />
Siamo andati a vedere la casa dell’infanzia della bambina: ossia un<br />
condominio/centrocommerciale in puro stile postmoderno emiliano<br />
(cioè postomoderno, ma con il mattone a vista), che giace lì dove<br />
c’era la casa dell’infanzia della bambina.<br />
Lavorare a un libro, dicevo anche settimana scorsa, significa tentar<br />
di condividere un’immaginazione. Un’immaginazione è fatta anche<br />
di paesaggio, cibo, luoghi, alberi, monumenti agli scout defunti, case<br />
che <strong>non</strong> esistono più.<br />
Non voglio dire che un buon editor dovrebbe sempre traslocare a<br />
casa dei suoi autori. Ma, ogni tanto, è proprio necessario. Non si<br />
può entrare nell’immaginazione di Luisa senza entrare anche, almeno<br />
per un po’, nei suoi luoghi. Io frequento abbastanza l’Emilia, al<br />
suo paese ero già stato, ma di una gita d’un paio di giorni c’era proprio<br />
bisogno. Non mi è passato neanche per l’anticamera del cervello<br />
di farla salire a Padova o a Milano. No, sono sceso io.<br />
Poi, Luisa è una donna. E il suo libro, si sarà capito, è un libro differente.<br />
Per me, che sono maschio, la faccenda <strong>non</strong> è semplice. Spesso,<br />
semplicemente <strong>non</strong> capisco. O <strong>non</strong> capisco, ad esempio, quanto di<br />
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ciò che dice e racconta Luisa appartenga al suo immaginario, e<br />
quanto invece appartenga al suo mondo reale. Non so nemmeno<br />
se l’immaginario, per me e per lei, siano la stessa cosa. Se la<br />
relazione col mondo, per me e per lei, siano la stessa cosa.<br />
È anche per questo, tra l’altro, che tengo molto a questo libro:<br />
perché mi sembra assai bello, ma mi sfugge.<br />
Succede anche questo, all’editor ambulante: inseguire, fino nel<br />
profondo dell’Emilia, un libro che gli sfugge. E poi dire, candidamente:<br />
«Non so ben che dire». Perché uno dei compiti<br />
dell’editor, del <strong>non</strong> si parla mai, ma è uno dei più importanti, è<br />
questo: amare i libri futuri, amarne il mistero. Buona settimana.<br />
Chiacchierata numero 25<br />
Buongiorno. Scrivo questo pezzo giovedì 17 luglio, alle quattro<br />
meno venti (del pomeriggio). Ho appena tirata fuori la posta<br />
dalla casella, e ho trovato il nuovo numero della rivista Fernandel<br />
(n. 3/2003) pubblicata dalla casa editrice Fernandel. La rivista<br />
Fernandel è sempre molto interessante, e anche i libri che fa la<br />
casa editrice Fernandel sono molto interessanti (se vi interessa:<br />
http://www.fernandel.it). In questo numero della rivista Fernandel<br />
c’è una interessante (e divertente) intervista di Sergio Rotino<br />
a Tiziano Scarpa. Tiziano Scarpa ha appena pubblicato un<br />
libro di racconti (Cosa voglio da te, Einaudi: un bel libro) e Sergio<br />
Rotino gli fa delle domande sullo scrivere racconti, confrontato<br />
allo scrivere romanzi. «Scrivo contemporaneamente racconti e<br />
romanzi», dice a un certo punto Tiziano Scarpa. E aggiunge,<br />
parlando un po’ in generale: «I racconti sono scritti meglio, si<br />
possono correggere e riscrivere un mucchio di volte. Mentre è<br />
difficile governare fino all’ultima virgola una cosa di quattrocento<br />
pagine. E da un libro di racconti si possono escludere<br />
quelli meno riusciti, mentre magari un romanzo ha bisogno di