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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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concentrata lì, sul presente, sul passaggio che sta compiendo in quel<br />

momento. Inoltre la fantasia è involontaria: fa quello che vuole, <strong>non</strong><br />

funziona a comando, quando decide di incrociare le braccia <strong>non</strong> c’è<br />

niente da fare. Non va.<br />

L’invenzione adopera, senz’altro, la fantasia; ma <strong>non</strong> si riduce alla<br />

fantasia. Dicevo: accettare di considerare la fantasia come il nostro<br />

peggior nemico. Era una frase esagerata; l’ho detta così, per fare impressione;<br />

ma in fondo è quello che penso. Perché la fantasia è invadente,<br />

pretende di comandare lei, s’intrufola dappertutto, anche<br />

quando <strong>non</strong> la si vuole: e fa fare errori.<br />

Piuttosto che di fantasia, quindi, l’invenzione si nutre di immaginazione.<br />

Immaginare significa: produrre una visione. Una visione è un<br />

oggetto un bel po’ più complesso e ricco di un semplice passaggio<br />

da una cosa a un’altra. Ma dell’immaginazione, e del suo essere una<br />

facoltà razionale e rigorosa, parleremo la settimana prossima. A risentirci.<br />

Chiacchierata numero 3<br />

Buongiorno. Siamo ancora − dalla settimana scorsa − a quel punto<br />

lì, di quello che diceva, battendosi la fronte con il dito: «Sa, io la storia<br />

ce l’ho tutta qui, nella mia testa». A chi mi dice così, io in genere<br />

<strong>non</strong> gli credo. Soprattutto se subito dopo aggiunge: «Il problema è<br />

che <strong>non</strong> so raccontarla. Mi manca la tecnica».<br />

Noi viviamo immersi nelle storie. Torniamo a casa dal lavoro e<br />

qualcuno ci chiede: «Com’è andata?»; noi raccontiamo, e poi: «E a<br />

te, com’è andata?». Prendiamo il treno e in trenta o trecento chilometri<br />

impariamo tutta la vita dei nostri compagni di viaggio. Leggiamo<br />

il giornale. Guardiamo la televisione. Andiamo al cinema.<br />

Mentiamo alla moglie, all’amante, e anche a noi stessi. Raccontiamo<br />

storie, vere, storie false, storie inventate. Continuamente.<br />

5<br />

Il raccontare è per tutti noi un comportamento normale, che<br />

facciamo senza neanche pensarci su: come il camminare, il guidare<br />

l’automobile, il fischiettare. Ci sono persone più o meno<br />

abili nel raccontare. Può succedere che un’emozione, uno spavento,<br />

un dolore ci rendano temporaneamente incapaci di raccontare.<br />

Ci sono patologie che inibiscono la lingua o la capacità<br />

di articolare una narrazione. Possiamo perdere la capacità di<br />

raccontare una determinata cosa (abbiamo fatto un incidente e<br />

<strong>non</strong> ci ricordiamo nulla; siamo state violentate e <strong>non</strong> siamo capaci<br />

di dirlo). Ma, insomma, mediamente, generalmente, credo<br />

che si possa dire: tutti sono capaci di raccontare, bene o male,<br />

una cosa che hanno in mente.<br />

Già: ma raccontare per iscritto è una cosa diversa. In che cosa<br />

è diversa? In una cosa sola è diversa: la narrazione scritta è una<br />

narrazione fissata e isolata. Parlando posso essere impreciso, posso<br />

correggermi o ricredermi, posso andare a salti, posso giovarmi<br />

di gesti e facce, posso prendere sottobraccio l’ascoltatore,<br />

posso far conto sulle domande che lui mi farà (se dimentico un<br />

pezzo di storia, l’interlocutore interverrà), posso spiegarmi alla<br />

buona, posso girare intorno, posso essere poco chiaro, posso<br />

dire: «Sì, insomma, allora lui prese su una di quelle robe là, come<br />

si chiamano? Quelle che ci hanno il coso sopra, hai presente?»,<br />

facendo un gesto con la mano destra, come per pulire un<br />

vetro, «che poi si prende da una parte, e lo si gira», con un gesto<br />

della mano sinistra, dall’alto al basso, verso l’esterno «e con<br />

l’affare sotto, giallo, quello mobile, no?»; e l’interlocutore, bene<br />

o male, mi capirà, o mi interrogherà finché <strong>non</strong> riuscirà a farmi<br />

spiegare.<br />

Una narrazione scritta invece è fissata e isolata. È lì per sempre,<br />

<strong>non</strong> può essere cambiata; e deve fare da sola, <strong>non</strong> può fare<br />

conto − se <strong>non</strong> entro limiti ristretti: ne parleremo − sulla cooperazione<br />

del lettore. Tutto ciò che nella narrazione orale si im-

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