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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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hai capito niente». In quei venti minuti avevo parlato di una cosa<br />

sola: del fatto che c’è un capitolo di quaranta pagine, nell’Assommoir,<br />

dove si parla solo di ciò che c’è sulla tavola al pranzo di matrimonio.<br />

Quaranta pagine in cui i personaggi mangiano e basta, e tutto quello<br />

che mangiano ci viene detto e mostrato.<br />

Era vero che <strong>non</strong> avevo capito niente. Mi sarei dovuto accorgere,<br />

leggendo L’Assommoir, dell’ideologia di Zola. Mi sarei dovuto accorgere<br />

(era anche spiegato nell’introduzione, eh!) della "macrostoria"<br />

dentro la quale Zola collocava la "microstoria" dell’Assommoir.<br />

L’Assommoir fa parte di un ciclo di romanzi nei quali viene raccontata<br />

la storia di una grande famiglia francese. La faccenda è accuratamente<br />

progettata da Zola in modo che dentro questa famiglia si<br />

ritrovi, per così dire, tutta la Francia: quella metropolitana e quella<br />

campagnola, quella proletaria e quella borghese, quella femminile e<br />

quella maschile, e così via. Questa famiglia è la Francia. Ogni romanzo<br />

è uno snodo di albero genealogico.<br />

Che cosa tiene insieme tutti questi romanzi? Il determinismo genetico.<br />

Un’idea parascientifica (molto para e poco scientifica; ma bisogna<br />

ricordarsi che, nell’Ottocento, il pensiero cosiddetto positivistico<br />

o scientistico fu portatore di bufale oggi incredibili) che credeva<br />

di appoggiarsi alla teoria darwiniana dell’evoluzione della specie<br />

mediante la selezione naturale e la sopravvivenza del più adatto. La<br />

grande opera di Zola, composta di <strong>non</strong> so quanti romanzi, è una<br />

sorta di storia evolutiva di una famiglia francese esemplare. Dove c’è<br />

chi sa adeguarsi alle trasformazioni dell’ambiente, e chi invece <strong>non</strong><br />

sa adeguarsi: e muore senza riprodursi.<br />

Questa logica è applicata <strong>non</strong> solo ai personaggi, ma anche alle<br />

formazioni sociali. Nel Paradiso delle signore (Au Bonheur des dames), ad<br />

esempio, viene descritta proprio in termini di darwinismo sociale la<br />

competizione tra i grandi magazzini e le vecchie botteghe. Tra il personale<br />

del grande magazzino, che si chiama appunto Il Paradiso delle<br />

signore, la competizione è fortissima: e ci sono alcuni personaggi che<br />

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hanno la funzione di selezionare, promuovere, licenziare: sono<br />

la Natura Sociale fatta personaggio.<br />

Se io permetto che la mia immaginazione si lasci prendere<br />

dall’opera di Émile Zola, <strong>non</strong> c’è scampo: la mia immaginazione<br />

si lascerà prendere da questa ideologia. Io ero affascinato, quella<br />

volta in ultima classe di liceo, dalle descrizioni che trovavo<br />

nell’Assommoir, che erano la cosa più materialistica che mai<br />

avessi incontrata; ma <strong>non</strong> mi ero accorto che quelle descrizioni<br />

così potenti erano collocate dentro un mondo, accuratamente<br />

inventato da Émile Zola, in cui tutto funzionava secondo le regole<br />

del suo concetto di darwinismo sociale. Così che quel concetto<br />

era passato in me senza che me ne accorgessi.<br />

Ciò che mi sembrava supermaterialistico, era ciò che serviva a<br />

far passare in me, a rendere credibile per me, una rappresentazione<br />

superidealistica del mondo (come si dice comunemente)<br />

o un mondo superidealizzato (come preferirei dire io). Idealizzato,<br />

sì. Perché un mondo nel quale c’è un principio unico che<br />

regge tutto, e questo principio si lascia perfettamente conoscere,<br />

<strong>non</strong> saprei chiamarlo se <strong>non</strong>: un mondo idealizzato.<br />

***<br />

La settimana scorsa parlavo, dicendo più o meno le stesse cose<br />

(portate pazienza) dei Promessi sposi. La differenza che<br />

m’interessa, ora come ora, tra i Promessi sposi e l’Assommoir, è<br />

questa: che nell’Assommoir la posizione di Colui Che Crea E Dà<br />

Senso Al Mondo è occupata da una Legge di Natura: che, peraltro,<br />

viene data come perfettamente conosciuta. Quindi<br />

l’Assommoir <strong>non</strong> ci parla di nulla che sia fuori dal territorio del senso;<br />

<strong>non</strong> ci parla di un là fuori. Ci offre con la destra un mondo inventato<br />

e con la sinistra, senza che neanche serva chiederla, una<br />

completa e compatta spiegazione del senso di questo mondo. I<br />

Promessi sposi, invece, nella posizione di Colui Che Crea e Dà

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