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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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«Tutto qui?», dirà sicuramente qualcuno. «Tutto così semplice e insieme<br />

impossibile, tutto così profondamente arcaico e così modernamente<br />

new age?». Sì, mi pare di poter dire; tutto qui. E credo che<br />

sia un bel merito quello di Giuseppe Conte, che ci mette a confronto<br />

con questo «Tutto qui».<br />

Probabilmente <strong>non</strong> si può voler essere poeti. Càpita di esserlo.<br />

Anche perché l’essere poeti, secondo Conte, comporta un bel po’ di<br />

rinuncia al voler essere (all’ideologia, ad esempio; mentre «Benedire<br />

le passioni» significa accettare qualcosa che incontrollabilmente ci<br />

càpita).<br />

C’è qualcosa di disgustoso, ho pensato rileggendo il libro di Conte<br />

per scrivere questo pezzo, c’è qualcosa di disgustoso nell’immagine<br />

del poeta, o piuttosto del Poeta, che esce da queste pagine. D’altra<br />

parte Giuseppe Conte, con tutto che ha scritte molte poesie bellissime,<br />

mi pare un uomo che sprigiona da ogni poro antipatia.<br />

Ma che c’entra? Forse il Poeta è davvero un Completamente Diverso.<br />

Uno che suscita inquietudine, antipatia e disgusto. Non uno<br />

come noi.<br />

Chiacchierata numero 81<br />

Libri che insegnano a scrivere, 2. Settimana scorsa ho puntato verso<br />

l’alto, scrivendo del Manuale del poeta di Giuseppe Conte: un libro<br />

che parla di Voci, Muse, Ispirazione e compagnia briscola. Oggi<br />

puntiamo verso il basso, con un bel libretto di Bice Mortara Garavelli:<br />

Prontuario di punteggiatura (Laterza, 153 pagine, 10 euro). È<br />

uscito l’anno scorso ed è quindi trovabile dappertutto.<br />

«Prontuario» è una parola ancora più umile, più discreta di «manuale».<br />

E infatti il Prontuario di Bice Mortara Gavavelli si apre con<br />

una dichiarazione di prudenza tra le più prudenti che abbia mai lette:<br />

«Questo libro contiene una scelta di indicazioni pratiche accompagnate<br />

da chiarimenti teorici essenziali [che significa: «ridotti all’essenziale,<br />

130<br />

all’osso»; e <strong>non</strong> «fondamentali, di grande importanza», ndr] sui fenomeni<br />

e gli usi interpuntivi. Chi lo ha scritto <strong>non</strong> ha preteso di accampare<br />

ipotesi innovative o di offrire una panoramica sullo<br />

stato degli studi e delle conoscenze in materia. Ha avuto solo la<br />

(modesta) ambizione di fare qualcosa di utile, sulla base di<br />

un’ovvietà e di ragionevoli constatazioni. È ovvio che con la<br />

punteggiatura abbia a che fare chiunque voglia e sappia scrivere.<br />

È ragionevole prendere atto che sono abbastanza frequenti i<br />

dubbi e le curiosità su una pratica aperta a incertezze, a problemi<br />

per i quali talvolta si improvvisano soluzioni arbitrarie - ma<br />

<strong>non</strong> è detto che l’arbitrio e l’improvvisazione portino necessariamente<br />

ad errori» (pp. vii-viii).<br />

Tanta prudenza <strong>non</strong> è fuori luogo. La prima impressione, per<br />

chi si metta a riflettere sulla punteggiatura, è che se ne possa dire<br />

tutto e il contrario di tutto.<br />

Alle scuole elementari mi avevano insegnato (e ho scoperto<br />

negli anni che queste definizioni sono un patrimonio abbastanza<br />

diffuso) che la virgola indica «una piccola pausa» e il punto e<br />

virgola «una pausa più lunga»; che i due punti «precedono una<br />

spiegazione, un elenco o un discorso diretto», e <strong>non</strong> se ne possono<br />

mai mettere due consecutivi; che il punto (o punto fermo, per<br />

la maestra Raule che era più pignola) sta «alla fine della frase»;<br />

che si va a capo quando «una parte del discorso è conclusa»; e<br />

così via.<br />

Ma provate a fare un esperimento. Provate a registrarvi mentre<br />

leggete. L’ideale sarebbe registrarsi senza sapere di essere registrati,<br />

ma se lo fate da voi stessi è cognitivamente complicato.<br />

Scegliete un testo <strong>non</strong> troppo semplice, magari un testo dalla<br />

punteggiatura ricca (una bella pagina manzoniana, ad esempio:<br />

l’addio ai monti o la madre di Cecilia) ma <strong>non</strong> delirante (evitate Marinetti,<br />

in somma). Prima di registrarvi fate delle prove, sempre<br />

a voce alta. Cercate di leggere bene: immaginate di avere davanti<br />

un pubblico che <strong>non</strong> conosca quel testo, e di doverglielo far ca-

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