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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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glia», che un «lieve nulla» si presenti come una «visione straordinaria».<br />

Stiamo imparando a rinunciare ai mostri marini.<br />

Alla fin fine siamo abbastanza sicuri che Viaggio alle Incoronate sarà<br />

un libro un po’ noioso: perché <strong>non</strong> ci offrirà un turbine di avvenimenti<br />

nitidamente esposti, come i libri d’avventure, ma tenterà invece<br />

di confondere la nostra visione. Ci saranno pagine nelle quali <strong>non</strong><br />

capiremo bene se una «visione straordinaria» o un «lieve nulla» si stia<br />

levando dinanzi ai nostri occhi.<br />

Ecco. L’incipit di Viaggio alle Incoronate è sicuramente un bell’incipit,<br />

molto evocativo, un po’ magico. Fa al lettore una promessa assai seria.<br />

E in effetti (nel frattempo l’ho letto) poi la mantiene. È un libro<br />

assai bello. Se v’incuriosisce, e <strong>non</strong> riuscite a trovarlo in libreria,<br />

potete rivolgervi direttamente all’editore (Santi Quaranta,<br />

0422.433.194). La settimana prossima faremo a pezzi qualche altro<br />

inizio di narrazione. Perché nella narrazione, così come nelle relazioni<br />

amorose, nell’inizio di solito c’è già tutto. Buona settimana.<br />

Chiacchierata numero 33<br />

Si parlava di incipit, e delle promesse che essi fanno al lettore. Uno<br />

degli incipit più invitanti degli ultimi anni è quello di Anime alla deriva<br />

di Richard Mason (Einaudi). Il prologo comincia così:<br />

«Mia moglie si è sparata ieri pomeriggio.<br />

«O almeno questo è quanto ritiene la polizia, e io interpreto la<br />

parte del vedovo affranto con entusiasmo e con successo. Vivere<br />

con Sarah mi ha insegnato a ingannare me stesso, e l’ho trovato io,<br />

come lei, un eccellente modo per imparare a ingannare gli altri. Naturalmente<br />

io so che lei <strong>non</strong> ha fatto niente del genere. Mia moglie<br />

era troppo equilibrata, troppo ancorata al presente per pensare di<br />

farsi del male. È mia opinione che <strong>non</strong> si sia mai preoccupata di<br />

quello che aveva fatto. Era incapace di provare rimorso.<br />

«Sono stato io a ucciderla.<br />

52<br />

«E <strong>non</strong> per i motivi che potreste immaginare. Il nostro <strong>non</strong><br />

era affatto un matrimonio infelice, anzi».<br />

Per questo incipit, una grande promessa narrativa in poche righe,<br />

comperai il libro. Il marito omicida, mentitore, narratore<br />

brioso e cinico; Sarah, moglie perfetta anche nella crudeltà; un<br />

inganno profondamente incistato nella vita di una coppia «felice»;<br />

un avvenimento lontano nel tempo («quello che aveva fatto»)<br />

che all’improvviso scatena la bufera; un bel porgere la storia<br />

al pubblico con il voi, come fossimo a teatro; la scelta di dire<br />

subito come la storia va a finire, segno di olimpica sicurezza<br />

dell’autore…<br />

Il guaoio è che tutto questo regge per trentotto righe e mezza.<br />

Poi casca l’asino. Sentite:<br />

«Se mi conosceste, <strong>non</strong> direste che sono il tipo dell’assassino.<br />

Non mi considero certo un uomo violento, e <strong>non</strong> penso che<br />

l’aver ucciso Sarah modificherà questa mia opinione. Dopo<br />

settant’anni su questa terra, conosco i miei difetti, e la violenza,<br />

perlomeno in senso fisico, <strong>non</strong> è tra questi. Ho ucciso mia moglie<br />

perché lo esigeva la giustizia; e uccidendola ho ristabilito<br />

almeno una specie di giustizia. O no? I dubbi mi tormentano; le<br />

antiche ferite si riaprono. La mia ossessione per il peccato e la<br />

punizione, messa a tacere in modo molto imperfetto tanto tempo<br />

fa, torna a farsi sentire. Mi scopro a chiedermi quale diritto<br />

avessi di giudicare Sarah, e quanto più duramente sarò giudicato<br />

per aver giudicato lei; per averla giudicata e punita in un modo<br />

in cui io <strong>non</strong> sono mai stato giudicato e punito».<br />

L’asino casca, per l’esattezza, alle parole «O no?». «Ma come»,<br />

mi vien da dire a Mason, «mi metti in scena questo bellissimo<br />

personaggio pieno di menzogne e di brio, e dopo trentotto righe<br />

e mezza senti già il bisogno di correggerlo, di incrinare il<br />

suo brio, di riparare le sue menzogne? Gli fai sentire il bisogno<br />

della verità e della giustizia? Gli fai dire la verità? Ma perché? Che

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