GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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Ruysch si precipita nello studio, inizia a parlare con le mummie, le<br />
interroga (ovviamente) su che cosa sia il morire, le mummie rispondono<br />
che <strong>non</strong> ne hanno idea, che loro hanno del morire più o meno<br />
il ricordo che da vive avevano del nascere, e poi alla fine il tempo<br />
scade e le mummie ripiombano nel silenzio.<br />
Quello che è successo nel quarto d’orda successivo <strong>non</strong> me lo ricordo<br />
tanto. Ho cominciato a parlare delle merci, dei prodotti, come<br />
di esseri che a mezzanotte si risvegliano, parlano; mi sono interrogato<br />
sulla lingua delle merci (se le prugne parlano la loro lingua, la<br />
marmellata di prugne che lingua parlerà? forse una linguaprugna<br />
frullata, sminuzzata, ridotta a grumi di fonemi?), sull’eventuale pluralità<br />
di lingue (il fustino di detersivo parla come le ciliegie sotto spirito?);<br />
e poi ho parlato del desiderio delle merci, del loro sporgersi,<br />
protendersi dagli scaffali verso di noi, del loro voler essere scelte,<br />
elette, acquistate… Non siamo noi che desideriamo le merci, ho<br />
detto, sono loro che desiderano noi… Che desiderano noi in quanto<br />
loro destino, in quanto noi daremo loro una fine, e quindi un senso…<br />
Una balda corsista ha detto: «Basta così, altrimenti <strong>non</strong> ci vado più,<br />
io, al supermercato».<br />
Allora ho detto: «Bene, andiamo tutti al supermercato».<br />
E ci siamo andati. Con bloc-notes e penna biro. «Guardate le parole»,<br />
ho detto ai baldi corsisti, «guardate che cosa c’è scritto sopra<br />
le merci, che cosa c’è scritto sui cartelli, ascoltate che cosa dice la<br />
gente, ascoltate la radio…».<br />
Siamo tornati in aula dopo un’ora abbondate. Abbiamo parlato<br />
delle parole trovate. Più d’uno o d’una ha detto: «Non mi ero mai<br />
accorto della tale o talaltra cosa, che ho sempre avuta sott’occhio».<br />
Bene. Abbiamo scoperto che sopra le merci sono scritte cose incredibili.<br />
Esercizio. «Provate a scrivere dei pensieri fatti dalle merci. Ipotizzando<br />
che la lingua a disposizione delle merci sia composta sostanzialmente<br />
dalle parole che gli uomini hanno scritte sopra le merci<br />
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stesse». Qualcuno ha protestato. «Che razza di esercizio è?».<br />
«Suvvia», ho detto, «proviamo».<br />
Abbiamo provato. Qualcuno <strong>non</strong> è riuscito a venirne a capo.<br />
Qualcuno si è divertito assai a giocare con la lingua. Sono uscite<br />
delle cose a metà tra la Fontana malata di Palazzeschi e i libri di<br />
Ballard. Bene. Ormai eravamo a fine giornata. Ho assegnati i<br />
compiti: «Scrivete». «Che cosa?». «Eh, cose attinenti al tema: Cose<br />
che succedono mentre si fa la spesa al supermercato». «Sì, vabbè, ma…».<br />
«Vi do dei modelli. I Frammenti di un discorso amoroso di Roland<br />
Barthes, le Città invisibili di Italo Calvino, il Catalogo dei giocattoli<br />
di Sandra Petrignani. Saluti a tutti, ci si vede tra un mese».<br />
Bisognerebbe interrogarsi, a questo punto, sulla sensatezza di<br />
fare un laboratorio di scrittura e narrazione dedicato ai supermercati.<br />
Secondo me è cosa sensatissima. Ma ne parliamo tra<br />
una settimana.<br />
Chiacchierata numero 64<br />
Buondì. Raccontavo, settimana scorsa, di un laboratorio di<br />
scrittura che si sta svolgendo a Bolzano. Il tema del laboratorio<br />
è: Cose che succedono mentre si fa la spesa al supermercato. I corsisti<br />
(che rivedrò tra un mese) hanno già cominciato a mandarmi testi:<br />
il più interessante è, finora, un breve racconto avente per<br />
oggetto (parole dell’autrice): «Il suicidio, visto attraverso gli occhi<br />
di una scatoletta di pomodoro». Un’altra persona mi ha<br />
scritto: «Sto rizzando i sensi quando vado a far la spesa... Gli<br />
stimoli si sono moltiplicati». Una terza persona invece mi ha<br />
scritto: «Non so che dirle. Credevo di essermi iscritto a un laboratorio<br />
di scrittura creativa. Che cosa c’entra il supermercato?».<br />
Bene. In tanti anni che ci lavoro (più di dieci), mi sono ormai<br />
fatto qualche idea su ciò che si intende normalmente per «laboratorio<br />
di scrittura creativa». Si intende, in linea di massima: