03.06.2013 Views

GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Ruysch si precipita nello studio, inizia a parlare con le mummie, le<br />

interroga (ovviamente) su che cosa sia il morire, le mummie rispondono<br />

che <strong>non</strong> ne hanno idea, che loro hanno del morire più o meno<br />

il ricordo che da vive avevano del nascere, e poi alla fine il tempo<br />

scade e le mummie ripiombano nel silenzio.<br />

Quello che è successo nel quarto d’orda successivo <strong>non</strong> me lo ricordo<br />

tanto. Ho cominciato a parlare delle merci, dei prodotti, come<br />

di esseri che a mezzanotte si risvegliano, parlano; mi sono interrogato<br />

sulla lingua delle merci (se le prugne parlano la loro lingua, la<br />

marmellata di prugne che lingua parlerà? forse una linguaprugna<br />

frullata, sminuzzata, ridotta a grumi di fonemi?), sull’eventuale pluralità<br />

di lingue (il fustino di detersivo parla come le ciliegie sotto spirito?);<br />

e poi ho parlato del desiderio delle merci, del loro sporgersi,<br />

protendersi dagli scaffali verso di noi, del loro voler essere scelte,<br />

elette, acquistate… Non siamo noi che desideriamo le merci, ho<br />

detto, sono loro che desiderano noi… Che desiderano noi in quanto<br />

loro destino, in quanto noi daremo loro una fine, e quindi un senso…<br />

Una balda corsista ha detto: «Basta così, altrimenti <strong>non</strong> ci vado più,<br />

io, al supermercato».<br />

Allora ho detto: «Bene, andiamo tutti al supermercato».<br />

E ci siamo andati. Con bloc-notes e penna biro. «Guardate le parole»,<br />

ho detto ai baldi corsisti, «guardate che cosa c’è scritto sopra<br />

le merci, che cosa c’è scritto sui cartelli, ascoltate che cosa dice la<br />

gente, ascoltate la radio…».<br />

Siamo tornati in aula dopo un’ora abbondate. Abbiamo parlato<br />

delle parole trovate. Più d’uno o d’una ha detto: «Non mi ero mai<br />

accorto della tale o talaltra cosa, che ho sempre avuta sott’occhio».<br />

Bene. Abbiamo scoperto che sopra le merci sono scritte cose incredibili.<br />

Esercizio. «Provate a scrivere dei pensieri fatti dalle merci. Ipotizzando<br />

che la lingua a disposizione delle merci sia composta sostanzialmente<br />

dalle parole che gli uomini hanno scritte sopra le merci<br />

102<br />

stesse». Qualcuno ha protestato. «Che razza di esercizio è?».<br />

«Suvvia», ho detto, «proviamo».<br />

Abbiamo provato. Qualcuno <strong>non</strong> è riuscito a venirne a capo.<br />

Qualcuno si è divertito assai a giocare con la lingua. Sono uscite<br />

delle cose a metà tra la Fontana malata di Palazzeschi e i libri di<br />

Ballard. Bene. Ormai eravamo a fine giornata. Ho assegnati i<br />

compiti: «Scrivete». «Che cosa?». «Eh, cose attinenti al tema: Cose<br />

che succedono mentre si fa la spesa al supermercato». «Sì, vabbè, ma…».<br />

«Vi do dei modelli. I Frammenti di un discorso amoroso di Roland<br />

Barthes, le Città invisibili di Italo Calvino, il Catalogo dei giocattoli<br />

di Sandra Petrignani. Saluti a tutti, ci si vede tra un mese».<br />

Bisognerebbe interrogarsi, a questo punto, sulla sensatezza di<br />

fare un laboratorio di scrittura e narrazione dedicato ai supermercati.<br />

Secondo me è cosa sensatissima. Ma ne parliamo tra<br />

una settimana.<br />

Chiacchierata numero 64<br />

Buondì. Raccontavo, settimana scorsa, di un laboratorio di<br />

scrittura che si sta svolgendo a Bolzano. Il tema del laboratorio<br />

è: Cose che succedono mentre si fa la spesa al supermercato. I corsisti<br />

(che rivedrò tra un mese) hanno già cominciato a mandarmi testi:<br />

il più interessante è, finora, un breve racconto avente per<br />

oggetto (parole dell’autrice): «Il suicidio, visto attraverso gli occhi<br />

di una scatoletta di pomodoro». Un’altra persona mi ha<br />

scritto: «Sto rizzando i sensi quando vado a far la spesa... Gli<br />

stimoli si sono moltiplicati». Una terza persona invece mi ha<br />

scritto: «Non so che dirle. Credevo di essermi iscritto a un laboratorio<br />

di scrittura creativa. Che cosa c’entra il supermercato?».<br />

Bene. In tanti anni che ci lavoro (più di dieci), mi sono ormai<br />

fatto qualche idea su ciò che si intende normalmente per «laboratorio<br />

di scrittura creativa». Si intende, in linea di massima:

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!