GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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del mercato, la scena del definitivo distacco tra Livio e Dorina (pp.<br />
125 sgg.): che avviene appunto in un luogo pubblico, un ristorante<br />
dove Livio e Dorina cenano insieme e nel quale arrivano dei conoscenti<br />
di Livio. Livio dissimula. Dorina capisce che la loro relazione<br />
<strong>non</strong> uscirà mai dalla clandestinità. Ci sarà ancora un incontro - uno<br />
strascico - e basta. Nemmeno un addio.<br />
Qual è dunque il progresso dell’azione, in questo episodio? È questo:<br />
Livio e Dorina, fino a quel momento "amanti <strong>non</strong> impegnati",<br />
diventano "amanti impegnati"; e questo loro impegnarsi già contiene<br />
il germe della loro futura separazione. La cosa poteva essere narrata<br />
senza dialogo? Ma, forse sì. Ma avrebbe comportato dei gesti-parola,<br />
interpretabili dal lettore come vere e proprie battute di dialogo:<br />
quindi, <strong>non</strong> può essere narrata senza dialogo.<br />
Si può dire, certo, che tutto ciò che avviene in questa scena è un<br />
mutamento nella relazione tra i personaggi; e che essendo la storia<br />
raccontata in La donna di scorta una storia di relazione tra personaggi,<br />
in questo caso i due scopi del dialogo, definire la relazione e far progredire<br />
l’azione, sostanzialmente coincidono. Non c’è dubbio. Ma se<br />
in questa scena si compie un rito, si consacra un mutamento, allora<br />
questa scena è il punto in cui un mutamento diventa un fatto, quindi<br />
azione. Ma ne riparleremo.<br />
Chiacchierata numero 62<br />
«Dunque si va avanti sì o no? Corpo di Giove! È impossibile che noi siamo<br />
caduti come tanti stupidi su un banco».<br />
«È impossibile avanzare, signor Yanez».<br />
«Che cos’è dunque che ci ha fermati?».<br />
«Non lo sappiamo ancora».<br />
«Per Giove! Era ubriaco il pilota? Bella fama che si acquistano i Malesi! Ed<br />
io che li avevo creduti, fino a stamane, i migliori marinai dei due mondi! Sambi-<br />
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gliong, fa spiegare dell’altra tela. Il vento è buono e chissà che <strong>non</strong> riusciamo<br />
a passare».<br />
«Non faremo nulla, signor Yanez, perché la marea cala rapidamente».<br />
«Che il diavolo si porti all’inferno quell’imbecille di pilota!».<br />
Così comincia Il re del mare, uno dei romanzi di Emilio Salgàri<br />
appartenente al "ciclo della Malesia", ossia al ciclo di Sandokan,<br />
Yanez, Marianna, Tremal-Naik, Kammamuri e tutti gli altri.<br />
Yanez, a questo punto, fa chiamare il pilota.<br />
«Padada», disse l’europeo con voce secca, mentre appoggiava la destra sul<br />
calcio d’una delle sue pistole, «come va questa faccenda? Avevi detto che<br />
conoscevi tutti i passi della costa bornese ed è solo per ciò che ti ho imbarcato».<br />
«Ma, signore…», balbettò il malese con aria imbarazzata».<br />
«Che cosa vuoi dire?», chiese Yanez che per la prima volta in vita sua<br />
sembrava avesse perduta la sua flemma abituale.<br />
«Questo banco <strong>non</strong> esisteva prima».<br />
«Briccone, vuoi tu che sia sorto stamane dal fondo del mare? Sei un imbecille!<br />
Tu hai dato un colpo falso di barra per arrestare la Marianna».<br />
«A quale scopo, signore?».<br />
«Che ne so io? Potrebbe darsi che tu fossi d’accordo con quei misteriosi<br />
nemici che hanno sollevato i dayachi».<br />
«Non ho avuto altri rapporti che coi miei compatriotti, signore».<br />
«Credi che ci potremo disincagliare?».<br />
«Sì, all’alta marea».<br />
«Vi sono molti dayachi sul fiume?».<br />
«Non credo».<br />
«Sai che abbiano buone armi?».<br />
«Non ho veduto presso di loro che qualche fucile».<br />
«Chi può essere stato a sollevarli?», borbottò Yanez. «Vi è un mistero<br />
qui sotto che <strong>non</strong> riesco a spiegare, quantunque la Tigre della Malesia si<br />
ostini a vedere in tuttociò la mano degl’Inglesi. Speriamo di giungere in