GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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«Più vecchia ma più saggia», disse Terri.<br />
Mel le puntò gli occhi in faccia.<br />
Terri disse: «Va’ avanti con la tua storia, tesoro. Stavo solo scherzando. Che<br />
cosa è successo dopo?».<br />
«Terri, certe volte», disse Mel.<br />
«Per favore, Mel», disse Terri. «Non essere sempre così serio, amore. Non sai<br />
stare allo scherzo».<br />
«Dov’è lo scherzo?», disse Mel.<br />
Teneva il bicchiere in mano e guardava fisso sua moglie.<br />
«Cos’è successo?», disse Laura.<br />
Mel puntò gli occhi su Laura. «Laura, se <strong>non</strong> avessi Terri e se <strong>non</strong> la amassi<br />
tanto, e se Nick <strong>non</strong> fosse il mio migliore amico, mi innamorerei di te. Ti porterei<br />
via con me, tesoro», disse.<br />
«Racconta la tua storia», disse Terri. «Poi andiamo in quel nuovo posto, va<br />
bene?».<br />
«Va bene», disse Mel. «Dov’ero rimasto?», disse. Fissò la tavola e poi riprese<br />
a parlare.<br />
Che cosa succede, in questa breve scena, tra le due coppie di personaggi?<br />
(Nick, che è il narratore, e Laura; Mel e Terri). Non succede<br />
quasi niente: se <strong>non</strong>, per così dire, un leggero aumento della tensione<br />
tra Mel e Terri. Carver (che è probabilmente, da vent’anni in<br />
qua, il narratore che ha subiti più tentativi d’imitazione in Italia) coglie<br />
un momento morto, un incaglio nella conversazione di queste<br />
due coppie. Teoricamente, questa dovrebbe essere la meno interessante<br />
delle scene. Eppure si fa leggere: perché noi abbiamo sempre<br />
qualcosa da vedere. Laura che cerca di accendersi una sigaretta, e<br />
<strong>non</strong> ci riesce (tutti e quattro i personaggi hanno bevuto). Nick lascia<br />
vagare la sua attenzione, e ciò che entra quasi casualmente<br />
nell’attenzione di Nick. Mel che guarda Terri, stringe il bicchiere, poi<br />
guarda Laura, poi fissa la tavola. «Minuzie», si potrebbe dire. Ma sono<br />
le minuzie che tengono su tutto. Se questa scena fosse un piccolo<br />
film, avremmo una grande quantità di inquadrature: <strong>non</strong> solo sui visi<br />
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dei personaggi che parlano, com’è d’uso, ma anche sulle loro<br />
mani, sui loro bicchieri, sui personaggi silenziosi, sul tavolo e su<br />
ciò che si vede<br />
Ora: è importante rendersi conto che questa breve scena <strong>non</strong><br />
può esistere senza una precisa immaginazione dello spazio nel<br />
quale si svolge. Abbiamo una stanza, una tavola col ripiano ricoperto<br />
di formica, quattro persone sedute attorno alla tavola,<br />
una finestra con fuori delle foglie e un tipo particolare di luce.<br />
A me viene da pensare (vabbè, è banale) a certi quadri di Hopper,<br />
dominati dalla luce che entra da una grande finestra - o, al<br />
contrario, rinchiusi negli spazi di luce creati da lampade o tubi<br />
al neon.<br />
Nella stanza ci sarà stato anche altro (chi volesse leggersi il<br />
racconto intero, vedrà che c’è anche altro). Ma <strong>non</strong> è importante,<br />
per Raymond Carver, nominare tutto ciò che c’è dentro<br />
la stanza: e <strong>non</strong> lo fa, infatti. È importante, piuttosto, avere una<br />
precisa immaginazione della stanza; di ciò che unisce e insieme<br />
divide i personaggi; della luce che c’è; dei gesti che ciascuno<br />
compie.<br />
Non si può dire, credo, che quando Carver scrive: «Teneva il<br />
bicchiere in mano e guardava fisso sua moglie», questo aggiunga<br />
espressività al personaggio. Se c’è una sensazione che dà, semmai,<br />
questa notazione del narratore, è che Mel sia incapace di qualunque<br />
espressività. Ma con questa frase Carver colloca in una<br />
certa posizione Mel, dà una direzione al suo sguardo, dirige Mel<br />
come un regista dirigerebbe un attore (un regista, immagino,<br />
molto antiespressionista): mi vien da dire, con questa notazione<br />
Carver scolpisce Mel, ce lo offre come la scultura di un uomo che<br />
tiene il bicchiere in mano e guarda fisso sua moglie. Laura, invece,<br />
che «fa una gran fatica ad accendersi la sigaretta», più che<br />
una scultura sembra una performer impegnata nell’esecuzione di<br />
un gesto insignificante - sfregare un fiammifero, tentare di ac-