GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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<strong>non</strong> ho voglia di profondermi in spiegazioni: è mercoledì, sono<br />
ormai le undici di sera, siamo seduti in braghette corte sull’orlo del<br />
marciapiede, fumiamo, e siamo sudati come bestie. La vita ha le sue<br />
esigenze.<br />
«Per un certo tempo ho letto dattiloscritti per conto di Einaudi»,<br />
ho detto. «Dovevo leggere, e poi scrivere una scheda di valutazione<br />
secondo un certo schema. Mi davano centomila lire a dattiloscritto».<br />
«Così poco?».<br />
«Lorde», sottolineo. «Centomila lorde».<br />
«Ma <strong>non</strong> è giusto!», insorge il giovane scrittore. Si alza in piedi,<br />
butta la sigaretta, la schiaccia sotto il tacco. Noto la cosa. Io, le sigarette,<br />
le ho sempre schiacciate sotto la punta.<br />
«Giusto o <strong>non</strong> giusto», dico, «<strong>non</strong> è che gli altri editori, che io sappia,<br />
pagassero di più».<br />
«È una miseria», afferma deciso il giovane scrittore.<br />
«Fa’ un po’ di conti», gli dico. Ho finita la sigaretta anch’io. La lancio,<br />
becco giusto il tombino. «Per l’esperienza che ho io, i libri pubblicabili,<br />
tra i dattiloscritti che arrivano nelle case editrici, sono più o<br />
meno uno o due su mille».<br />
«Stai scherzando».<br />
«Intendo tra quelli che arrivano dal nulla. Quelli segnalati da agenti,<br />
da altri scrittori, eccetera, quella è un’altra cosa: <strong>non</strong> è tutto oro, figuriàmoci,<br />
ma la percentuale di cose interessanti è più consistente.<br />
Però, tra quelli che arrivano dai perfetti sconosciuti, pubblicabili sono<br />
uno o due su mille. Chiaro?».<br />
«Chiaro».<br />
«Quindi, se ciascuno di questi mille dattiloscritti viene letto, e se<br />
per ciascuna lettura si spendono centomila lire, ossia cinquantadue<br />
euro…».<br />
«Fanno cinquantaduemila euro».<br />
«Naturalmente, alcuni di questi dattiloscritti potranno <strong>non</strong> essere<br />
letti, perché magari arrivano da pazzi riconosciuti, o perché ci si accorge<br />
a pagina due che l’autore <strong>non</strong> sa nemmeno dove stanno di ca-<br />
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sa la grammatica e la sintassi; altri invece potranno essere letti<br />
due volte, tre volte, da persone diverse, nel corso della procedura<br />
di selezione. Chiaro?».<br />
«Chiaro».<br />
«Bene», dico accendendo un’altra sigaretta. «Ho fatto un po’ di<br />
conti, e secondo me quel singolo dattiloscritto che si pubblica,<br />
che diventa un libro, viene a costare all’incirca sessantacinquemila<br />
euro».<br />
«Come, viene a costare?…».<br />
«Sì: si spendono sessantacinquemila euro per scegliere un dattiloscritto<br />
in mezzo ad altri mille. Capisci che, se si pagasse di<br />
più per ogni lettura, i costi salirebbero ancora…».<br />
Il giovane scrittore è in trance. So benissimo a cosa sta pensando.<br />
Sta pensando ai pochissimi euro che gli sono stati dati<br />
per il libro che ha fatto. Si sta rendendo conto, all’improvviso,<br />
di quanti soldi ci siano dietro i suoi pochi soldi.<br />
In quel momento, l’amico che aspettavamo, è uscito. Siamo<br />
andati a bere qualcosa di fresco.<br />
Chiacchierata numero 75<br />
I mestieri dello scrittore, 4. «In somma», dice il giovane scrittore<br />
mentre ci dirigiamo verso le piazze (sono le undici di sera passate,<br />
fa un’afa collosa, siamo in cerca di una bevanda fresca), «io<br />
<strong>non</strong> dico che ci voglio vivere, facendo lo scrittore, ma portare a<br />
casa un guadagno decente, ne avrò il diritto, no?».<br />
No, mi viene da dirgli. Il diritto no.<br />
«Senti», gli dico invece, «di diritti d’autore io <strong>non</strong> ho mai campato;<br />
<strong>non</strong> sono mai stato capace di vendere più che tanto; <strong>non</strong><br />
ho mai fatto né film né programmi televisivi; <strong>non</strong> ho collaborazioni<br />
lussuose con quotidiani e mensili illustrati…».<br />
«No», mi interrompe il giovane scrittore, «<strong>non</strong> volevo dire…».