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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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quali mi piace questo mio mestiere di insegnante di scrittura e narrazione<br />

è che lo trovo un mestiere utile.<br />

Non ho neanche problemi di concorrenza. Ho lavoro che mi basta.<br />

Però:<br />

Mi scoccia che circolino annunci come quello che ho riportato e<br />

discusso. Mi scoccia davvero. Magari poi il laboratorio sarà stato, in<br />

sé e per sé, una bella cosa. Guardo i docenti: Carlo Lucarelli è un insegnante<br />

strepitoso (l’ho visto in azione), Tiziano Scarpa idem, Aldo<br />

Nove e Raul Montanari <strong>non</strong> li ho mai visti in aula ma sono persone<br />

intelligenti e capaci.<br />

Il punto <strong>non</strong> è la qualità del corso. Il punto è la modalità di presentazione.<br />

Due o tre persone al giorno mi scrivono per avere notizie di corsi<br />

che si svolgano dalle loro parti, o per chiedermi un’opinione sulla<br />

“credibilità” di questo o quel corso al quale stanno pensando di<br />

iscriversi.<br />

Posso dare una sola indicazione. Tanto più è basso il profilo, tanto<br />

più è credibile la faccenda: un corso per «migliorare il proprio stile»<br />

è più credibile di un corso per «diventare scrittori».<br />

E tanto più il prezzo vi pare congruo (rispetto alle ore, ai docenti<br />

reclutati ecc.), tanto più è credibile la faccenda (il troppo e il troppo<br />

poco sono cattivi segnali): tenendo conto che ci sono iniziative di<br />

enti pubblici (biblioteche, di solito) che per ragioni ovvie costano<br />

meno delle iniziative private.<br />

Se volete essere informati su più o meno tutti i corsi e i laboratori<br />

che si svolgono in Italia, vi consiglio le pagine web curate da Annamaria<br />

Manna, “guida” di scrittura creativa per il portale SuperEva:<br />

http://guide.supereva.it/scrittura_creativa. Buona settimana.<br />

47<br />

Chiacchierata numero 30<br />

State un po’ a sentire: «Nel 1903 mia <strong>non</strong>na Teresa, madre di<br />

mio padre, si arrabbiò con Dio e anche con tutti gli ebrei di<br />

Dnepropetrovsk, in Ucraina, perché continuavano a credere in<br />

Lui malgrado la micidiale i<strong>non</strong>dazione del fiume Dnepr. Durante<br />

l’alluvione era morto Giuseppe, il suo figlio preferito.<br />

Quando l’acqua aveva cominciato a invadere la casa, il ragazzo<br />

aveva spinto in cortile un armadio e ci si era arrampicato sopra,<br />

ma il mobile <strong>non</strong> rimase a galla perché era gravato dai trentasette<br />

trattati del Talmud…». Sono le prime righe di Quando Teresa<br />

si arrabbiò con Dio, romanzo di Alejandro Jodorowsky (1992;<br />

Feltrinelli 1996, ora nei tascabili). Conosco pochi inizi di narrazione<br />

così fulminanti. Jodorowsky forse <strong>non</strong> se n’era reso conto<br />

(il titolo originale è Donde mejor canta un pàjaro), ma il traduttore<br />

(Gianni Guadalupi) e l’editore italiani sì: e dall’incipit ricavarono<br />

il titolo. Mi ricordo: vidi il libro, il titolo mi attirò, lessi il primo<br />

capoverso e senza esitare passai alla cassa. Due giorni dopo<br />

avevo già letto il libro. Ottimo.<br />

Le prime righe di una narrazione sono importanti tanto<br />

quanto il primo approccio in una seduzione. In quanto lettori,<br />

lo sappiamo bene. Ma come è fatto un incipit efficace? Guardiamo<br />

qualche esempio.<br />

La sorpresa. «Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da<br />

sonni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme<br />

insetto immondo». F. Kafka, La metamorfosi. Raramente<br />

l’elemento fantastico entra così velocemente nella narrazione, e<br />

in maniera così naturale.<br />

Il conflitto. «La notizia arrivò all’Alto Commissariato britannico<br />

di Nairobi alle nove e trenta di un lunedì mattina. Per Sandy<br />

Woodrow fu come una fucilata, che lo colpì diritto nel suo cuore<br />

inglese diviso». J. Le Carré, Il giardiniere tenace. Dove <strong>non</strong><br />

conta tanto l’effetto di shock («una fucilata») quanto l’immagine

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