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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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«Non è che ci sia molta bibliografia critica da citare», dico. «Io ho<br />

attraversata, da lettore, la narrativa di questi anni; e vi dico quel che<br />

mi sembra sensato. Non sono né un critico né un storico: sono un<br />

lettore e un narratore».<br />

«Ma se lei <strong>non</strong> è un critico», insiste la signora con i capelli bianchi<br />

cortissimi, «su che cosa fonda i suoi giudizi?».<br />

Subodoro la mina, ma <strong>non</strong> riesco a intuire dove la piazzerà. Dico:<br />

«Signora, io ho letti questi libri. Sono una persona nel pieno possesso<br />

delle sue facoltà mentali. Esprimo dei giudizi. In cinque ore complessive<br />

<strong>non</strong> abbiamo certo avuto il tempo di fare delle grandi analisi.<br />

Sostanzialmente vi ho detto: questi libri sicuramente vale la pena<br />

di leggerli, per una ragione o per l’altra; e questi altri forse <strong>non</strong> vale<br />

la pena».<br />

Vedo che c’è dello sconcerto. Aggiungo: «Voi vi rendete conto,<br />

spero, che è possibile formulare dei giudizi basandosi unicamente<br />

sulle proprie competenze e sul proprio sentimento».<br />

«Così, autocraticamente?», dice il tipo barbuto.<br />

«Mica voglio imporre dei giudizi», dico. «Ma dopo che ho letto un<br />

libro, avrò il diritto di pensare che sia un libro buono o cattivo. O<br />

devo aspettare che me lo dica qualcun altro?».<br />

L’uditorio ondeggia. Sembra incerto tra le proprie abitudini e il<br />

buon senso.<br />

«Ma ci sono due autori che lei <strong>non</strong> ha citati», riprende imperterrita<br />

la signora con i capelli bianchi corti. «Eppure sono importantissimi.<br />

Invece, tutti quelli che lei ha citati, io <strong>non</strong> li ho mai sentiti nominare.<br />

E, badi», dice agitando l’indice della mano destra, «io sono una che<br />

s’informa, <strong>non</strong> sono una sprovveduta».<br />

«Faccia i nomi», dico.<br />

«Lei <strong>non</strong> ci arriva?», dice la signora.<br />

«Senta», dico, «<strong>non</strong> facciamo gli indovinelli. Faccia i nomi».<br />

La signora si prende una pausa drammatica. Poi scandisce: «Diego<br />

Cugia, Fabio Volo».<br />

Respiro a fondo.<br />

63<br />

«Signora, Diego Cugia e Fabio Volo hanno scritto dei libri di<br />

valore letterario bassissimo. Soprattutto Fabio Volo».<br />

«Però in televisione e nei giornali, è di loro che si parla», dice<br />

la signora, trionfante, guardandosi attorno.<br />

«Lei ha letti i loro libri, signora?», domando.<br />

«No», dice la signora.<br />

Chiacchierata numero 40<br />

Buongiorno. Ultimamente faccio molta fatica a leggere. Io ho<br />

sempre letto molto, fin da bambino; ho sempre letto di tutto,<br />

fin da bambino. Uno dei miei libri preferiti di quando avevo<br />

sette od otto anni (cioè del 1967/68), era un libro sui pesci: Il<br />

mondo vivente nei mari italiani, di Enrico Tortonese, Paravia. Tortonese<br />

è stato un grande biologo (ricercatore, direttore del Museo<br />

di Scienze Naturali di Genova, direttore di importanti collane<br />

di libri scientifici). Il mondo vivente era una specie di "romanzo<br />

didattico", secondo un modello molto in voga, specie nei libri<br />

scolastici, tra fine dell’Ottocento e primi del Novecento. Un<br />

gruppo di ragazzini in vacanza al mare incontra un giovane naturalista,<br />

che diventa la loro guida all’esplorazione del mare. La<br />

vita del mare mi attirava, naturalmente, anche perché vivevo in<br />

un paese sul mare (Sottomarina di Chioggia), e mio padre si occupava<br />

professionalmente di vita del mare (biologo anche lui).<br />

Un altro libro che da ragazzino ho letto e riletto decine di<br />

volte, era un libro sulle pietre. Non mi ricordo l’autore, il titolo,<br />

l’editore. Qualche anno fa, volendolo regalare ai miei nipoti,<br />

l’ho cercato e <strong>non</strong> l’ho più trovato. C’era, ad esempio, un bellissimo<br />

capitolo sull’ossidiana. Tutto quello che so sull’ossidiana,<br />

l’ho imparato lì. C’erano poi Dall’aquilone all’astronave, del quale<br />

pure <strong>non</strong> ricordo l’autore (ma ricordo benissimo che nell’agosto<br />

del 1972 lo dimenticammo a San Daniele nel Friuli, a casa di

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