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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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«Aspetta», gli dico. «Il punto è: se c’è qualcuno che <strong>non</strong> è in grado<br />

di darti consigli precisi, in questa materia, quello sono io. Tu vedi<br />

come campo: corro di qua e di là, un contrattino su, un contrattino<br />

giù, e metto insieme la mesata. Vuoi campare come me?».<br />

«No. Io voglio scrivere».<br />

«Perfetto», dico. «Allora <strong>non</strong> prendere esempio da me».<br />

Il terzo amico che è con noi, è lui pure un cosiddetto giovane<br />

scrittore; anche se <strong>non</strong> è più tanto giovane, visto che va per la quarantina;<br />

ma ha pubblicato un libro, un primo libro, circa un anno fa,<br />

e quindi anche lui è un giovane scrittore.<br />

«Ascolta», dice il terzo amico, «se vuoi stare tranquillo, tròvati un<br />

lavoro».<br />

Lui, naturalmente, un lavoro ce l’ha; anzi ne ha due. Di pomeriggio<br />

fa il cassiere in un ipermercato, di notte fa il proiezionista in un cinemino<br />

dei preti.<br />

«Ma <strong>non</strong> è umiliante?», dice il giovane scrittore. «Non vi sembra<br />

umiliante?», insiste (lui, invece, un lavoro preciso <strong>non</strong> ce l’ha; ogni<br />

tanto fa delle cose per l’Arci, per il Progetto giovani della sua città, e<br />

ci prende qualche soldo). Ora fa un passo davanti a noi, si volta, si<br />

ferma e ci guarda. «Guardàtevi. Lavorate un sacco di ore al giorno<br />

per campare, e <strong>non</strong> scrivete. Non sarà mica giusto? Tu, almeno tu»,<br />

dice rivolto a me, «che di libri ne hai pubblicati un bel po’, e che<br />

ormai sei un valore consolidato, <strong>non</strong> dico me e lui», indicando il terzo<br />

amico, «che siamo immigrati appena sbarcati a Lampedusa, ma almeno<br />

tu, che della Repubblica delle Lettere sei cittadino con pieni diritti,<br />

dovresti poter stare tranquillo e beato, senza bisogno di correre di<br />

qua e di là».<br />

«A me piace lavorare», dico.<br />

«Mica dovresti sempre stare a grattarti!», dice il giovane scrittore.<br />

«È una questione di ruolo sociale», insiste accalorandosi. «Tu dovresti<br />

essere celebrato, ad esempio, in questa città, essere un fiore<br />

all’occhiello. Dovresti essere almeno assessore alla cultura. E invece?<br />

121<br />

Non ti si fila nessuno, se proprio va bene ti trattano come una<br />

merda».<br />

Visualizzo un doppiopetto blu; la giacca del doppiopetto; il<br />

bavero; l’occhiello del bavero; e, che spunta dall’occhiello, un<br />

fiore sovrappeso, sudato e in braghette corte. Cerco di restare<br />

impassibile.<br />

«A-ha», dico, «di ciò che <strong>non</strong> ho cercato di avere <strong>non</strong> ho avuto<br />

nulla».<br />

«Eh», dice il terzo amico, «da Baudelaire in poi, <strong>non</strong> è più così».<br />

«Cosa vuoi dire?», dice il giovane scrittore.<br />

In questo istante nelle piazze ci sono tutti i padovani che <strong>non</strong><br />

sono andati in vacanza, cioè circa centoventicinquemila. Zigzaghiamo<br />

tra i tavolini del bar Gancino, del bar del Duomo, del<br />

bar Oro e Verde, del Caffè dell’orologio, del bar Nazionale, del<br />

bar dell’Angolo. Tutto pieno.<br />

«Baudelaire», dice il terzo amico, «lo dico così, approssimativamente,<br />

quasi simbolicamente, è stato il primo letterato che si<br />

è messo spontaneamente ed esplicitamente nelle mani del mercato».<br />

«Hai fatto quattro mente di fila», dice il giovane scrittore.<br />

«Lui ha voluto essere indipendente», continua il terzo amico<br />

senza badargli (il giovane scrittore fa segno: «Cinque», aprendo<br />

le dita della mano destra), «e così si è trovato nella necessità di<br />

rispondere <strong>non</strong> a un feudatario, o a un qualche riccastro o nobilastro,<br />

o a un qualche ceto di riferimento: no, si è trovato a<br />

rispondere al mercato».<br />

«E allora?», dice il giovane scrittore.<br />

«E allora è così», dice il terzo amico. «Finché lo scrittore è un<br />

cortigiano, allora ha dei serissimi doveri ai quali corrispondono<br />

dei precisi diritti. Quando lo scrittore va sul mercato, <strong>non</strong> ha<br />

più doveri verso nessuno; e in cambio <strong>non</strong> ha nessun diritto.<br />

Ciò che lui fa, è merce tra le altre merci».

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