GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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fanno passare nessuna informazione (parole vuote, potremmo chiamarle),<br />
<strong>non</strong>ché di battute e parole che ripetono e ribadiscono informazioni<br />
già date o comunque implicite (parole ridondanti). Ora, il<br />
buon dialogo scritto è quello che <strong>non</strong> contiene né parole vuote né<br />
parole ridondanti; a meno che esse, come dicevo due settimane fa,<br />
<strong>non</strong> siano utili a caratterizzare un personaggio.<br />
Ecco un esempio da un racconto di Federigo Tozzi, L’ombra della<br />
giovinezza. Un uomo che vive in campagna, Orazio, s’innamora di<br />
una ragazza di città, Marsilia. «Gli piaceva parlarle», scrive Tozzi,<br />
«perché ella, anche quando egli stava zitto a posta, capiva tutto quel<br />
che aveva pensato; ed egli <strong>non</strong> sapeva come facesse». I dialoghi tra i<br />
due sono quindi curiosamente asimmetrici:<br />
Qualche volta, egli stava anche una settimana senza tornare in città; e quando<br />
andava a ritrovarla, aveva paura ch’ella lo rimproverasse; ma ella gli diceva, come<br />
se avesse voluto suggerirgli la risposta:<br />
«Hai avuto molto da fare?».<br />
Egli stava per dirle la verità; ma, pensando che fosse inutile, le prometteva<br />
soltanto di vederla ormai tutti i giorni. Allora ella si metteva a ridere; ed egli le<br />
chiedeva:<br />
«Mi avevi aspettato?».<br />
Ella gli rispondeva:<br />
«Ti aspetto sempre».<br />
«Ora, che sono con te, <strong>non</strong> andrei più via».<br />
«Basta che tu mi voglia bene. Come ci si sta in campagna?».<br />
«Io starei più volentieri in città».<br />
«Ed io, invece, verrei volentieri con te in campagna».<br />
«Non ci sei stata mai?».<br />
«Una volta, andavamo in villeggiatura; ma <strong>non</strong> lontano».<br />
«Te ne ricordi sempre?»<br />
«Sempre».<br />
«Ti divertivi?».<br />
«Mi faceva bene».<br />
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«E io invece avrei bisogno di stare in città. Per cambiare, forse».<br />
«Sceglieremo dove vuoi tu».<br />
«Ma <strong>non</strong> sarà possibile; <strong>non</strong> posso lasciare la fattoria».<br />
E s’egli si metteva a raccontarle come viveva insieme con il fratello, ella<br />
stava attenta come per capire bene e per far piacere a lui; ma da sé <strong>non</strong> gli<br />
chiedeva mai niente e né meno voleva sapere quand’egli l’avrebbe sposata.<br />
Pareva che <strong>non</strong> gliene importasse, rimettendosi del tutto alla volontà di lui.<br />
Questo è un dialogo fatto quasi tutto di parole vuote, frasi<br />
convenzionali, e per di più ridondanti. Eppure è un eccellente<br />
dialogo, perché ci dice tutto quel che c’è da sapere (è a due pagine<br />
dall’inizio del racconto, che ne fa quasi quaranta; ed è<br />
l’unico dialogo tra i due amanti che venga riferito) sulla relazione<br />
tra i due. Tozzi doveva avere ben chiare le informazioni da<br />
passare al lettore: la disponibilità di Marsilia, l’irresolutezza di<br />
Orazio; la sensazione di Orazio che Marsilia gli leggesse dentro,<br />
mentre in realtà lei scriveva dentro di lui: gli forniva dei pensieri<br />
pensabili, dei pensieri che lui <strong>non</strong> era in grado di pensare da<br />
solo (trasferirsi in città, sposarla…) e che infatti, quando lui era<br />
lontano da lei, si dissolvevano; <strong>non</strong>ché l’incapacità di Orazio a<br />
leggere dentro Marsilia, culminante in quel «Pareva che <strong>non</strong><br />
gliene importasse», che <strong>non</strong> è opinione del narratore bensì il<br />
pensiero di Orazio (è una frase, per così dire, "in soggettiva").<br />
Ci sono dunque dei dialoghi che <strong>non</strong> servono a far passare al<br />
lettore le informazioni letteralmente contenute nelle battute, ma<br />
a rappresentare il tipo di relazione esistente tra i personaggi.<br />
Questi dialoghi potranno tranquillamente essere farciti di parole<br />
vuote, di ridondanze, di frasi convenzionali eccetera: perché<br />
forse (<strong>non</strong> sono sicurissimo di quello che sto per dire) proprio<br />
nelle zone più inconsistenti della conversazione si annidano i<br />
segnali della relazione.<br />
Un altro esempio. Questo è preso da una pagina del mio diario<br />
in rete.