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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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Il fatto inspiegabile però qui è, se così si può dire, troppo inspiegabile.<br />

Può sembrare solo un’idea bislacca. Tuttavia anche l’incipit<br />

della Metamorfosi di Kafka («Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina<br />

da sonni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme<br />

insetto immondo») può sembrare solo un’idea bislacca. È necessario<br />

quindi che il narratore, subito dopo aver presentato il fatto inspiegabile,<br />

faccia di tutto perché esso venga riclassificato (dal lettore) tra i<br />

fatti spiegabili, magari appena un po’ inspiegabili. Non per niente il<br />

grosso problema di Gregorio Samsa, risvegliatosi «trasformato in un<br />

enorme insetto immondo», è sintetizzabile più o meno così: «Santo<br />

cielo, che cosa penserà il capufficio?». E i suoi familiari reagiscono al<br />

fatto più o meno così: «Santo cielo, guarda come si è ridotto Gregorio!».<br />

La realtà, “strappata” dal fatto inspiegabile, viene rapidamente<br />

“ricucita”.<br />

Nel romanzo di Vanni Schiavoni, questo “ricucimento” della realtà<br />

tarda ad arrivare. Così che il lettore legge e legge le prime pagine, e<br />

<strong>non</strong> capisce bene quale sia la promessa narrativa. Che c’entrano gli<br />

elefanti? A un certo punto la risposta arriva, e la narrazione si fa leggere<br />

assai volentieri; tuttavia c’è stato uno iato, un momento di indecisione<br />

iniziale, un piccolo vuoto: proprio all’inizio, proprio lì dove,<br />

invece, il lettore dovrebbe (permettetemi questo verbo) essere incuriosito<br />

e irretito.<br />

Perché lo scopo di ogni narrazione, si sa, è questo: essere letta, o<br />

ascoltata, o guardata, dall’inizio alla fine.<br />

***<br />

Quando il fatto che irrompe è veramente inspiegabile, o almeno<br />

straordinario, è necessario provvedere rapidamente a un<br />

“ricucimento” della realtà. Se il fatto che irrompe è sostanzialmente<br />

spiegabile, è necessario provvedere a instillare nel lettore il dubbio<br />

che così spiegabile in effetti <strong>non</strong> sia. Che cominciamo a raccontare<br />

in un modo o che cominciamo a raccontare in un altro, si arriva<br />

50<br />

comunque a uno stesso punto medio: la presentazione di una<br />

realtà che è parzialmente spiegabile (e che quindi il lettore si<br />

spiega da sé) e parzialmente inspiegabile (e che quindi il lettore<br />

si aspetta che noi gli spieghiamo).<br />

Una realtà tutta inspiegabile, sarebbe rifiutata dal lettore come<br />

una sciocchezza. Una realtà tutta spiegabile, <strong>non</strong> presenta il minimo<br />

interesse.<br />

L’incipit di una narrazione, quindi, serve anche a questo: a<br />

promettere al lettore che, questa realtà dove qualcosa è inspiegabile,<br />

prima o poi gli sarà spiegata per filo e per segno. Promessa<br />

che, sia chiaro, <strong>non</strong> è poi così obbligatorio mantenere.<br />

Ma ne parliamo tra una settimana.<br />

Chiacchierata numero 32<br />

Dicevo la settimana scorsa che ogni racconto o romanzo, già<br />

nelle prime righe, fa al lettore una promessa di narrazione. Leggere<br />

le prime frasi o la prima pagina d’un libro, per capire se può<br />

interessarci, è un’abitudine diffusa. Ma come funziona, nel dettaglio,<br />

questa promessa di narrazione? Io <strong>non</strong> lo so spiegare. Posso<br />

solo fare esempi.<br />

Quello che segue è l’incipit di Viaggio alle Incoronate, un romanzo<br />

di Hans Kitzmüller. Kitzmüller è un germanista goriziano, un<br />

narratore, un prestigioso studioso e traduttore. Le Incoronate<br />

sono isole della Dalmazia. Io, tengo a precisarlo, <strong>non</strong> ho ancora<br />

letto il libro.<br />

«L’idea di partire finalmente, mi emozionava. Per andare sino<br />

alle Incoronate dovevo affrontare una lunga navigazione solitaria<br />

che poteva essere anche di tre, quattro giorni - dipendeva dal<br />

tempo e dal mare che avrei trovato. Mi pregustavo però anche<br />

la meraviglia e lo stupore di fronte a visioni straordinarie. Laggiù<br />

volevo gettare l’ancora in ogni baia sicura, ormeggiare ad

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