GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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ando sulla parola e sulle sue infinite e imprevedibili applicazioni».<br />
Direi che l’obiettivo è raggiunto.<br />
In sostanza, Il filo d’Arianna è uno dei tanti libri che legano<br />
l’apprendimento dell’uso della lingua nella scrittura al gioco: gioco<br />
enigmistico, gioco verbale, gioco narrativo, gioco di scrittura. È uno<br />
dei tanti, ma tra tutti quelli che ho letti a me sembra quello più utile<br />
e interessante: un po’ perché <strong>non</strong> è estremistico (provate a leggere<br />
l’Atlante di letteratura potenziale dell’Oulipo, pubblicato in Italia<br />
dalla Clueb, e ne uscirete con la convinzione che gli autori fossero<br />
tutti pazzi), un po’ perché <strong>non</strong> eccede nel puro ludismo (con una<br />
«d» sola, ossia: «accentuazione degli aspetti ludici»), ma soprattutto<br />
perché è ben consapevole di ciò che è e di ciò che <strong>non</strong> è. È un libro<br />
che «fa entrare nei labirinti magici della scrittura», ma si guarda bene<br />
dal promettere di tirarvene fuori; è un libro «trasgressivo» sì, ma solo<br />
«leggermente»; è dedicato «alla parola e alle sue infinite e imprevedibili<br />
applicazioni» ma, per il solo fatto di avere una mole ragionevole,<br />
con ogni evidenza <strong>non</strong> pretende di esaurirle tutte.<br />
Chiacchierata numero 89<br />
Libri (e altre cose) che insegnano a scrivere, 10. In questa puntata <strong>non</strong><br />
parlo di libri. Parlo di due pubblicazioni in rete. Una volta le «pubblicazioni<br />
in rete» si chiamavano «siti web». Credo peraltro che si<br />
chiamino ancora «siti web». Però secondo me «pubblicazione in rete»<br />
è meglio di «sito web» (che paraltro vuol dire, più o meno, «pubblicazione<br />
in rete»).<br />
Dunque, parlo di due pubblicazioni in rete. Una si chiama Il mestiere<br />
di scrivere (http://www.mestierediscrivere.com) ed è curata da Luisa<br />
Carrada. L’altra <strong>non</strong> ha un vero e proprio nome, e consiste delle<br />
pagine sulla scrittura creativa curate da Annamaria Manna all’interno<br />
del portale SuperEva (http://guide.supereva.it/scrittura_creativa).<br />
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«Il mestiere di scrivere», spiega Luisa Carrada, «è il sito che mi sarebbe<br />
piaciuto trovare su Internet per fare meglio il mio lavoro.<br />
E siccome <strong>non</strong> c’era, alla fine ho deciso di farlo io. Lavoro come<br />
copywriter ed editor in una grande azienda high-tech, un lavoro<br />
divertente e ingrato, che consiste nel far esprimere e comunicare<br />
l’azienda al meglio attraverso le parole. In pratica, significa<br />
scrivere, curare, correggere, seguire una quantità di testi su tanti<br />
strumenti di comunicazione diversi: brochure, documenti interni,<br />
presentazioni, pubblicità, discorsi del management, la intranet<br />
aziendale, il sito Internet, il bilancio annuale. Ma significa<br />
farlo dando all’azienda un’unica voce, un unico stile, coerenti<br />
con il suo modo di essere, con i suoi obiettivi, con i suoi valori,<br />
persino con i suoi problemi.<br />
«Quando ho cominciato, dieci anni fa, il mestiere proprio <strong>non</strong><br />
lo conoscevo. […] Qualche idea sulla comunicazione […]<br />
l’avevo, ma mi ero sempre occupata di arte e letteratura, al massimo<br />
di cronaca e problemi sociali. Di informatica e tecnologia<br />
<strong>non</strong> sapevo nulla e comunque ciò che mi si chiedeva allora era<br />
soprattutto di "scrivere bene in italiano".<br />
«Naturalmente capivo che questo <strong>non</strong> bastava. Ho cercato di<br />
guardarmi intorno e di leggere il più possibile sulla comunicazione<br />
di impresa, ho seguito corsi con titoli altisonanti […], ma<br />
era tutto terribilmente teorico. I "ferri del mestiere" - perché di<br />
mestiere si tratta - me li sono costruiti sul campo, giorno per<br />
giorno.<br />
«Poi è arrivata Internet. Era l’estate del 1994, e l’ho passata a<br />
scoprire questo mondo nuovo, a leggere avidamente su monotoni<br />
fondi grigi ciò che altri, in tutto il mondo, scrivevano sui<br />
problemi della mia professione. Anzi, della nostra professione,<br />
perché mi sono sentita finalmente parte di una comunità professionale<br />
più vasta. […] Ho conosciuto altre persone che avevano<br />
moltissime cose da insegnarmi, ma soprattutto ho cominciato<br />
a riflettere su questo strano e nuovo mezzo di comunica-