03.06.2013 Views

GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

fa, su ciò che il suo lavoro è per i lettori, delle idee un pochettino<br />

immaginarie. Ma anche di questo riparleremo.<br />

Chiacchierata numero 51<br />

Buongiorno, buon febbraio. Ho due discorsi in sospeso da riprendere.<br />

Sempre a proposito delle avventure e delle disavventure<br />

dell’autore.<br />

Due settimane fa vi parlavo di Vittorio Bianchi, autore del libro Io<br />

avrei voluto essere come quel passero (Theoria 1998). Vittorio Bianchi è<br />

ospite della Comunità terapeutica residenziale protetta (Ctrp), ossia<br />

di quello che una volta si chiamava Ospedale psichiatrico, di Padova.<br />

Il libro è composto di brevi testi, "temi" che Vittorio Bianchi ha<br />

composti durante le ore di un "corso di alfabetizzazione" svoltosi<br />

tra le mura del Ctrp.<br />

Concludevo domandando: «Vittorio Bianchi è un autore?». La mia<br />

risposta è: «Sì, lo è». La prefazione a quel libro, firmata da me e da<br />

Guido Solerti, insegnante di Vittorio Bianchi nel corso di alfabetizzazione,<br />

cominciava con un’affermazione perentoria: «Vittorio<br />

Bianchi, ospite dell’ex Ospedale psichiatrico di Padova, oggi Comunità<br />

terapeutica residenziale protetta, è uno scrittore». Quella frase,<br />

nel corso di alcuni incontri che feci per promuovere il libro, suscitò<br />

reazioni piuttosto contrariate.<br />

«Non è uno scrittore», mi si diceva. «È un malato: un malato di<br />

mente».<br />

Io m’incazzavo di brutto: «È una persona umana o no? E se è una<br />

persona umana, gode o <strong>non</strong> gode di tutti i diritti di una persona<br />

umana?».<br />

«Non è questione di diritto», mi si rispondeva. «È che una persona<br />

malata di mente <strong>non</strong> può avere quella serenità, quell’ordine mentale,<br />

quella superiorità morale eccetera, che fanno di una persona un autore,<br />

uno scrittore».<br />

81<br />

Era come invitarmi a nozze. Mi ero preparata una lista di artisti<br />

celeberrimi e acclamatissimi, <strong>non</strong>ché mentecatti, disonesti,<br />

criminali, maniaci, alcolisti, tossici, pervertiti e così via. Ma c’era<br />

sempre quello che si alzava a dire: «Prendiamo Nietszche, ad<br />

esempio. A un certo punto impazzì. Una volta impazzito, fu<br />

rinchiuso e <strong>non</strong> filosofò più». Applausi dal pubblico.<br />

Mi giocavo l’ultima cartuccia: «Ma Nietszche <strong>non</strong> filosofò più<br />

perché era diventato pazzo, o perché fu rinchiuso?». La risposta<br />

era, solitamente: «Eh?». Allora io passavo a illustrare il regime<br />

farmacologico medio di un ospite di Ctrp, finendo con la storia<br />

(che <strong>non</strong> so se sia leggenda o verità) di quel poveretto che,<br />

avendo mangiato troppo panettone il giorno di Natale, ricevette<br />

una bella purga il giorno di Santo Stefano; e, per la vischiosità<br />

farmacologica tipica di quegli ambienti, continuò poi a ricevere la<br />

purga, tutte le sere che dio mandava in terra, per anni.<br />

«Vittorio Bianchi è già dentro, però», commentava sempre qualcuno.<br />

«E <strong>non</strong>ostante sia già dentro, ha scritte queste belle cose».<br />

Perché, ovviamente, sulla bellezza (per quanto ingenua e strana)<br />

dei testi di Vittorio Bianchi, nessuno aveva niente da ridire.<br />

Io stavo in silenzio. Lasciavo corda. E pian piano, usciva fuori<br />

un’altra ragione per cui <strong>non</strong> sembrava possibile, ai più, considerare<br />

Vittorio Bianchi un autore: «Non ha consapevolezza di<br />

quello che fa».<br />

«Come, <strong>non</strong> ha consapevolezza!», strillavo. «Ma sa benissimo<br />

quello che fa! Vi ho pur letto quel pezzo, dove dichiarava le sue<br />

intenzioni: "Quando scrivo, espongo le mie idee, avvenimenti,<br />

sentimenti, problemi, ecc.", "Secondo me, lo scrivere ad una o<br />

più persone, è una manifestazione d’affetto", "Mi piacerebbe,<br />

scrivere un libro, cioè, descrivere la mia vita vissuta"!».<br />

«Sì, vabbè», diceva allora qualcuno. «Ma questa <strong>non</strong> è mica<br />

letteratura».<br />

«Eh?», dicevo io.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!