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GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE

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Tornando a noi: qualche giorno fa, dicevo, ho aperto un blog. Non<br />

so bene perché l’ho fatto. Io <strong>non</strong> ho mai tenuto un diario. Per un<br />

certo tempo, quando avevo 13-16 anni, scrivevo delle cose in certi<br />

quaderni. Ma <strong>non</strong> erano diari. Comunque <strong>non</strong> li ho più. (Nei blog,<br />

tutto ciò che scrivete e pubblicate viene automaticamente archiviato<br />

per data, mese e anno: senza che voi dobbiate far nulla. Nulla va<br />

perduto, a meno che voi <strong>non</strong> lo cancelliate apposta). L’idea di tenere<br />

un diario mi è sempre sembrata un’idea bizzarra. Eppure ho aperto<br />

un blog, senza sapere bene perché lo facevo. E mi sono trovato, senza<br />

volerlo e quasi senza saperlo, a scrivere un diario.<br />

In realtà, sono anni che tengo diari. Per anni mi sono scritto settimanalmente<br />

con un’amica (oggi ci sentiamo un po’ di meno, e soprattutto<br />

al telefono). Da anni telefono ogni giorno alla donna della<br />

mia vita (che abita abbastanza lontano da dove abito io) e ci raccontiamo<br />

più o meno che cos’è successo durante il giorno. La mia vita,<br />

le minuzie della mia vita, le racconto pur sempre, a ritmi più o meno<br />

fitti, a un certo numero di persone care. Così, nel momento in cui<br />

mi sono trovato difronte la «Pagina Principale» del mio blog, <strong>non</strong> ho<br />

avuto esitazioni. Ho raccontato ciò che avevo appena finito di raccontare<br />

a qualcun altro.<br />

Nel giro di poche ore (la cosa mi ha lasciato assai stupito, devo dire)<br />

qualche navigatore del web aveva beccata la mia pagina; e aveva<br />

depositata nella casella dei «commenti» (altro accessorio automatico<br />

del blog) qualche battuta di saluto o di, appunto, commento. Bene,<br />

mi sono detto: di nuovo, <strong>non</strong> sono solo. Questo che ho scritto, che<br />

scrivo, <strong>non</strong> è per me solo.<br />

***<br />

Ricapitolando: l’esperienza di raccontare le mie giornate, pressoché<br />

quotidianamente, a qualcuno, mi ha messo in grado di iniziare un<br />

diario: il cui stile di scrittura ecc. ricalca, me ne accorgo bene, proprio<br />

questi racconti orali. D’altra parte, ho iniziato a tenere un diario<br />

31<br />

solo quando mi sono reso conto che esisteva uno strumento<br />

per tenere facilmente un diario <strong>non</strong> privato, ma pubblico.<br />

Non è che io desideri migliaia di lettori per il mio diario. Non<br />

credo che i fatterelli della mia vita quotidiana siano particolarmente<br />

interessanti (la lite col bigliettaio, la signora stramba incontrata<br />

in treno, la telefonata piena di equivoci: ciò che succede<br />

a tutti). Ma credo che un diario <strong>non</strong> pubblico, <strong>non</strong> sarei mai<br />

riuscito a tenerlo.<br />

Perché, appunto, una scrittura che <strong>non</strong> presupponga un lettore,<br />

<strong>non</strong> esiste.<br />

Dovrò confrontarmi con qualcuno, su queste cose. Ad esempio<br />

con il mio amico Giuseppe Caliceti, scrittore emiliano, che<br />

dal 14 luglio del 2000 tiene un diario in pubblico (<strong>non</strong> in forma<br />

di blog; ma questo <strong>non</strong> c’entra, è solo un aspetto tecnologico)<br />

nelle pagine di www.emilianet.it (per leggerlo, cliccare sulla dicitura:<br />

«Pubblico/privato»), (e ne ha anche fatto un libro, Pubblico<br />

/ Privato 0.1, edito da Sironi). O con la scrittrice Francesca<br />

Mazzucato, blogger credo della prim’ora<br />

(http://francescamazzuccato.splinder.it), che anche lei ha fatto<br />

diventare il suo blog un libro (Diario di una blogger, Marsilio). Ma<br />

bisognerebbe fare tutto un discorso, sulla scrittura e le scritture<br />

nel web. Con calma. Buona settimana.<br />

Chiacchierata numero 20<br />

Buongiorno. Mi pare che ci siamo un po’ persi, tra discorsi<br />

sulla relazione con il lettore come relazione di seduzione e innamoramento,<br />

e chiacchiere sui blog, ossia sulle scritture diaristiche<br />

nella rete. Ma <strong>non</strong> ci siamo persi per nulla. Scrivere tutti i<br />

giorni qualcosa, in un luogo pubblico, significa dover ri-sedurre,<br />

di volta in volta, il lettore (vale anche per questa rubrichetta<br />

settimanale).

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