GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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La signora Pianka è un’autrice, da quel che ho potuto capire, abbastanza<br />
affermata (ma <strong>non</strong> tradotta in Italia). Ha pubblicato qualche<br />
dozzina di romanzi quasi tutti di genere rosa, distribuiti tra i vari<br />
sottogeneri: rosa contemporaneo, rosa d’ambientazione storica, rosa-gotico,<br />
e così via. È in somma una seria professionista. E infatti il<br />
libro fa capire fin dalla prima pagina che il romanzo rosa è, prima di<br />
tutto, un prodotto industriale: «I romanzi di "genere" vengono di<br />
solito stampati in particolari collane, con un preciso numero di titoli,<br />
sono pubblicati mensilmente e si rivolgono a una precisa fascia di<br />
lettori. […] Si tratta di libri di formato ridotto, di una lunghezza<br />
standard che varia dalle 55 mila alle 85 mila parole. […] Alcune case<br />
americane si avvalgono dei servizi di produttori editoriali […]: si<br />
tratta di società che presentano all’editore pacchetti per le nuove serie,<br />
nuovi libri o semplicemente nuove idee. Se l’editore decide di<br />
acquistare, offre al produttore editoriale una cifra prefissata per la<br />
produzione dei libri. Il produttore ingaggia allora degli autori per<br />
scrivere i libri, di solito in conformità con le direttive o le trame da<br />
lui stesso fornite» (p. 13). Queste cose possono sembrare bizzarre<br />
all’aspirante narratore italiano. Proprio per questo gli farà bene impararle.<br />
Ciò detto, il libro della signora Pianka è, tutto sommato, un libro<br />
assai ben fatto. L’articolazione in capitoli è piuttosto chiara ed efficace:<br />
accanto a capitoli che potreste trovare in qualsiasi manuale di<br />
narrazione («Il punto di vista», «I personaggi», «Come scrivere dialoghi<br />
credibili», ecc.), ci sono quelli specifici: «Costruire la trama romantica»,<br />
«Sensualità e sessualità», «Il romanzo rosa storico», e così<br />
via.<br />
La signora Pianka <strong>non</strong> si fa scrupoli ad essere severamente prescrittiva.<br />
Nel capitolo «La costruzione delle scene» (pp. 88-100)<br />
elenca nove «tipi di scene» che «dovrebbero essere presenti in ogni<br />
racconto rosa»: la scena d’apertura, le scene-situazione (dove «si organizzano<br />
dati informativi sull’antefatto principale» e «si impostano<br />
personaggi per giustificare l’azione che logicamente seguirà»), le sce-<br />
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ne di verifica (dove dovremo «vedere al lavoro» il personaggio,<br />
qualunque sia il suo lavoro), le scene di conflitto (il conflitto è<br />
«la messa in funzione di idee o desideri incompatibili»), le scene<br />
di arresto e scene di progressione («nel condurre i personaggi<br />
verso una meta, l’autore dovrà evitare di semplificare eccessivamente<br />
la trama»), la scena del voltafaccia («definita anche "il<br />
momento più cupo", poiché si pone come se <strong>non</strong> ci fosse soluzione<br />
al problema»), il flashback e il flashforward (due «tecniche<br />
per fermare il tempo»), la scena clou («ove viene a ricomporsi il<br />
conflitto e ove le mete vengono raggiunte»), la scena conclusiva<br />
(«il punto dove il bandolo della matassa si dipana, ove si dà ragione<br />
di tutti gli indizi disseminati qua e là, in cui il lettore viene<br />
appagato dal finale gratificante»). Queste scene ci devono essere,<br />
spiega la signora Pianka, <strong>non</strong> c’è scampo: se <strong>non</strong> ce le mettete,<br />
il vostro romanzo rosa <strong>non</strong> viene bene - o vi viene un romanzo<br />
che <strong>non</strong> è esattamente un romanzo rosa.<br />
Il capitolo «Sensualità e sessualità» è utilissimo per capire come<br />
si incontrano e si legano, nella produzione del romanzo rosa,<br />
i desideri delle lettrici, gli obiettivi di mercato delle case editrici,<br />
e la fantasia delle autrici e degli autori. Dopo avere descritta<br />
la morale un po’ bacchettona vigente nel romanzo rosa<br />
fino a tutti gli anni Settanta, la signora Pianka scrive: «Poi, con<br />
gli anni Ottanta, caddero molte barriere. Una collana di rosa, ad<br />
esempio, richiedeva che ci fosse una scena di letto verso il terzo<br />
capitolo, ed almeno tre scene di letto in tutto il libro. Uso il<br />
termine scena di letto con leggerezza, poiché la competitività tra<br />
gli autori era feroce, e si cercava chi riuscisse a inventare il posto<br />
più esotico (e scomodo) ove gli amanti potessero unirsi.<br />
[…] Ma le mode cambiano e fanno il loro tempo. Vi furono<br />
delle persone più sagge alla direzione editoriale e si convenne<br />
che, in effetti, la fantasia aveva oltrepassato il romantico per<br />
sconfinare nel ridicolo. Vennero redatti nuovi orientamenti<br />
editoriali, ove si diceva che <strong>non</strong> era proprio logico che i perso-