GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
GIULIO MOZZI (non) UN CORSO DI SCRITTURA E NARRAZIONE
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Chiacchierata numero 96<br />
Libri che insegnano a scrivere, 17. Oggi farò una cosa di quelle che <strong>non</strong><br />
sta tanto bene fare. Parlerò male di un libro che <strong>non</strong> ho letto. Ne<br />
parlerò male, tuttavia, sulla base di un certo numero di informazioni:<br />
che mi sono state fornite dall’editore del libro stesso.<br />
Ricevo da Writers Magazine Italia una email intitolata: Il forum degli<br />
scrittori. La leggo. C’è dentro il rinvio a un sito:<br />
www.writersmagazine.it. Clicco. Imparo che Writers Magazine Italia<br />
è «La rivista scritta per chi scrive. Tutta da leggere!». Questo è<br />
l’inizio della presentazione: «Negli Stati Uniti c’è il Writers’ Journal, in<br />
Inghilterra la Writing Magazine, in Francia la Ecrire Magazine, in Canada<br />
The Writer. Tutte pubblicazioni dedicate all’affascinante mestiere<br />
di scrivere. In Italia mancava una rivista del genere, anche se su Internet<br />
esistono numerose realtà dedicate alla letteratura e alla scrittura,<br />
ma finalmente il buco è stato colmato. Con la Writers Magazine<br />
Italia anche i nostri autori hanno adesso un punto di riferimento,<br />
una guida tecnica e culturale a cui potersi appoggiare e un valido approdo<br />
critico per le loro opere». Bene: <strong>non</strong> è vero che in Italia<br />
«mancava una rivista del genere». Esiste da dieci anni, si chiama Inchiostro<br />
(www.rivistainchiostro.it) ed è, così mi pare, ispirata esattamente<br />
agli stessi modelli che cita la WMI (permettetemi questo acronimo).<br />
Questa dichiarazione <strong>non</strong> è un’inesattezza, <strong>non</strong> è una esagerazione<br />
pubblicitaria: è una dichiarazione falsa. Mi azzardo a dire:<br />
consapevolmente falsa.<br />
(Alla domanda: «Ma tu, li conosci quelli di Inchiostro?», rispondo:<br />
«Sì, li conosco. Ho anche lavorato con loro, qualche anno fa. Se<br />
pensate che io scriva questo articolo perché sono "amico" di Inchiostro,<br />
smettete pure di leggere. Io scrivo questo articolo perché ho visitato<br />
il sito di WMI e la prima cosa che ci ho trovata dentro è una<br />
dichiarazione falsa»).<br />
Nella pagina d’apertura del sito del WMI vedo pubblicizzato un libro:<br />
Il Prontuario dello scrittore. Lo slogan dice: «Un agile manuale per<br />
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chi vuole avere sempre a portata di mano tutti i segreti e le tecniche<br />
della scrittura». Questo <strong>non</strong> è niente di più di una deformazione<br />
pubblicitaria: nessuno, credo, può credere veramente che<br />
la pratica della scrittura consista nell’applicazione, come da<br />
«prontuario», di «segreti» e di «tecniche».<br />
Clicco. Apro la pagina che parla del libro. Leggo: «Procedendo<br />
a piccoli passi questo libro prende in esame tutti gli aspetti della<br />
scrittura, dagli elementi cardine quali la grammatica e la sintassi,<br />
fino al traguardo di una perfetta revisione secondo i più dettagliati<br />
schemi della tecnica editoriale. Non una bibbia per autori<br />
privi di talento, e neppure un abbecedario per dilettanti privi di<br />
ispirazione e di idee. La tecnica deve essere uno strumento di<br />
precisione nelle mani di un chirurgo, e suggerire esattamente<br />
quali mosse devono essere eseguite per ottenere il miglior risultato<br />
finale». Il che implica, credo, che quale sia «il miglior risultato<br />
finale» sia cosa nota a tutti; e che ottenerlo sia (naturalmente<br />
per chi <strong>non</strong> sia un «dilettante privo di talento, di ispirazione<br />
e di idee») sia solo una questione di tecnica.<br />
Il sito del WMI offre la possibilità di leggere l’indice del Prontuario<br />
e l’introduzione. Clicco sull’introduzione. Qui trovo un<br />
altro slogan: «Un agile manuale per chi vuole diventare professionista<br />
della scrittura». Un «professionista», addirittura? E basta<br />
un «agile manuale» per diventare «professionista»?<br />
Comincio a leggere l’introduzione. Prima frase: «Scrivere significa,<br />
essenzialmente, saper mutuare talento, stile e tecnica in<br />
un prodotto fruibile dal grande pubblico». Il verbo «mutuare»<br />
qui sta, credo, nel senso di: «prendere, ricavare da altri: Canova<br />
ha mutuato i ca<strong>non</strong>i figurativi dal classicismo» (De Mauro). Anche se<br />
l’espressione: «mutuare in» mi lascia un po’ perplesso. Continuo<br />
a leggere: «Talento, stile e tecnica. Sono questi gli ingredienti<br />
che, se abilmente mescolati e utilizzati nelle giuste proporzioni,<br />
possono portare uno scrittore a calcare il palcoscenico del successo.<br />
Ma <strong>non</strong> sempre si tratta di tre discipline (e caratteristiche)