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sommario - Ordine degli Avvocati di ROMA

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NECROLOGI<br />

374<br />

IL NOSTRO MONDO<br />

IN RICORDO DI CARLO FORNARIO<br />

Breve riassunto delle parole pronunciate al Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> il 14/6/06<br />

Avevo preparato una scaletta; purtroppo i miei occhi non mi permettono <strong>di</strong> leggere,<br />

quin<strong>di</strong> mi affido alla memoria che mi è rimasta e all’improvvisazione.<br />

Accennerò il ricordo <strong>di</strong> Carlo Fornario sotto tre aspetti: l’amico, l’avvocato e l’uomo.<br />

a. I miei rapporti <strong>di</strong> amicizia non hanno data d’inizio. Ed è stato un sentimento vero,<br />

sincero e palese. Avevamo due caratteri tutt’affatto <strong>di</strong>versi – sempre sereno e tranquillo lui,<br />

io quasi sempre intransigente su alcuni punti e spesso reattivo – ma ci ha sempre unito<br />

l’identità e il rispetto <strong>di</strong> certi fondamentali valori che non possono non essere comuni a chi<br />

crede nella solidarietà umana, oltre la profonda stima reciproca. Malato, nella impossibilità<br />

<strong>di</strong> presenziare le u<strong>di</strong>enze del Tribunale, mi chiamò per pregarmi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere in Cassazione<br />

un suo ricorso, il che mi <strong>di</strong>mostrò ancora una volta la fiducia che egli aveva in me. Se mal<br />

non ricordo, la causa andò male (certamente per mia colpa perché Carlo aveva scritto<br />

un’ottima <strong>di</strong>fesa!).<br />

b. Come avvocato non posso non ricordarne, oltre la conoscenza della legge, lo stu<strong>di</strong>o<br />

attento della specie <strong>di</strong> fatto e la chiarezza con la quale esponeva le sue tesi davanti ai giu<strong>di</strong>ci,<br />

sempre con grande tranquillità. Lavoratore indefesso; so che dormiva poco e, specialmente<br />

quando ricopriva la carica – che tenne a lungo – <strong>di</strong> Presidente del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong><br />

Roma stu<strong>di</strong>ava i fascicoli alle luci dell’alba.<br />

c. Ma il ricordo <strong>di</strong> Carlo riguarda soprattutto l’uomo, la sua modestia, la sua umiltà, il<br />

suo equilibrio, virtù queste proprie <strong>di</strong> chi sa <strong>di</strong> valere. Negli anni in cui feci parte del<br />

Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> Roma che egli presiedeva con grande <strong>di</strong>ligenza, prestigio e<br />

passione, non posso <strong>di</strong>menticare quando il mio fervore nella trattazione <strong>di</strong> problemi,<br />

specialmente deontologici, portava al <strong>di</strong>ssenso con qualche collega Carlo interveniva con<br />

calma e saggezza. Solo una volta, quando forse io ero andato oltre un certo limite, egli<br />

fermamente ma anche affettuosamente mi <strong>di</strong>sse: Enrico adesso basta. La personalità<br />

dell’uomo era completata dall’amore per la musica lirica e sinfonica che egli pre<strong>di</strong>ligeva,<br />

forse, più del <strong>di</strong>ritto.<br />

Credo <strong>di</strong> aver detto <strong>di</strong> Carlo Fornario quello che l’animo mi ha dettato.<br />

Avv. Enrico Biamonti<br />

FORO <strong>ROMA</strong>NO 2/2007

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