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sommario - Ordine degli Avvocati di ROMA

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414<br />

EXTRAVAGANTES<br />

Ianuarius, sacro a Ianus, Giano, <strong>di</strong>vinità agreste a protezione delle porte della città ( ianua )<br />

e dei confini tra i fon<strong>di</strong>; Februarius , mese dei Februa ossia delle purificazioni; Martius, a Marte,<br />

<strong>di</strong>vinità in origine agricola poi guerriera; Aprilis, sacro a Venere, e Maius a Maia, dea della<br />

vegetazione; quin<strong>di</strong> Iunius, sacro a Giunone, dea della prosperità e della famiglia ; seguono<br />

Quintilis e Sextilis, cioè il quinto e il sesto mese,che in età imperiale, <strong>di</strong>vennero, rispettivamente,<br />

Iulius, in onore <strong>di</strong> Giulio Cesare, e Augustus, in onore <strong>di</strong> Augusto imperatore; infine, September,<br />

il 7° mese; ultimi, October, l’8°; November e December, rispettivamente il 9° e il 10° . All’origine<br />

essi erano aggettivi e quin<strong>di</strong> venivano uniti al sostantivo mensis; successivamente <strong>di</strong>vennero meri<br />

sostantivi.<br />

Nel 45 a.C. Giulio Cesare, avvalendosi dell’opera dell’astronomo Sosigene <strong>di</strong> Alessandria,<br />

introdusse il calendario solare, che da lui prese il nome <strong>di</strong> giuliano, soppresse il mercedonius e<br />

aumentò il numero <strong>di</strong> giorni a 365, stabilendo 31 giorni per i mesi <strong>di</strong> Marzo, Maggio, Luglio e<br />

Ottobre; aggiunse inoltre due giorni ai mesi <strong>di</strong> Gennaio, Agosto, Dicembre, che <strong>di</strong>vennero <strong>di</strong> 31;<br />

un giorno ad Aprile, Giugno e Settembre, <strong>di</strong> 30; Febbraio <strong>di</strong> 28.<br />

L’anno solare fu approssimato a 365 giorni e 6 ore, mentre l’anno civile era, e tuttora, <strong>di</strong> 365<br />

giorni; le sei ore in <strong>di</strong>fetto per anno in un quadriennio comportavano quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> un<br />

giorno che nel prosieguo si sarebbe accumulata. Per eliminare l’inconveniente ogni quattro anni,<br />

tra il 23 e il 24 Febbraio, il Pontefice intercalava un giorno, il bissexto kalendas Martias, da cui<br />

il nome <strong>di</strong> bisestile dato appunto all’anno che risultava così <strong>di</strong> 366 giorni ( e pertanto comportava<br />

necessariamente la mo<strong>di</strong>fica delle date, dai termini or<strong>di</strong>nari, nelle seguenti: 24 = ante <strong>di</strong>em bis VI<br />

Kalendas Martias ( abbr. a.d. bis VI Kal. Mar. ); 25 = a.d. VI Kal. Mar. ; 26 = a.d. V Kal. Mar.;<br />

27 = a.d. IV Kal. Mar.; 28 = a.d. III Kal. Mar.; 29 = pri<strong>di</strong>e Kal. Mar.). Il calendarium giuliano<br />

trovò definitiva applicazione soltanto dall’8 d.C. per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Augusto ed è rimasto pressochè in<br />

vigore per la Chiesa ortodossa fino ai nostri giorni.<br />

L’elemento lunare- che aveva regolato i tempi remoti - rimase sistematicamente anche nei<br />

calendari successivi, con il mese sempre contrassegnato da tre giorni fissi corrispondenti ad<br />

altrettanti fasi della luna: al novilunio le Kalendae, il 1° <strong>di</strong> ogni mese, dal greco kaléò e latino calo,<br />

calare, cioè il chiamare a raccolta / convocare il populus da parte del Pontefice sul colle Palatino<br />

presso il tempio <strong>di</strong> Giunone Moneta, cui il <strong>di</strong>es era de<strong>di</strong>cato, per annunciargli le festività religiose<br />

e il principio del mese con la formula “Dies te quinque ( vel septem ) calo, Iuno Covella (Novella<br />

)”, ripetuta cinque o sette volte a seconda dei giorni mancanti alle nonae, determinando così anche<br />

le I<strong>di</strong> . E da Kalendae, dapprincipio riferito soltanto al primo giorno del mese, si passò a<br />

calendarium per in<strong>di</strong>care l’intero intervallo annuale quantunque si ritiene, invero, che tale termine<br />

fosse piuttosto riferito al particolare registro, una sorta <strong>di</strong> scadenziario, tenuto dal liberto, ove<br />

erano annotati le somme o beni fungibili in deposito o a prestito coi relativi interessi , foenus o<br />

fenus, quale corrispettivo per il loro uso, le usurae, che giusto si scontavano alle calende, ossia il<br />

primo del mese.<br />

Al I° quarto <strong>di</strong> luna, il 5 del mese, corrispondevano le Nonae, cioè il nono giorno antecedente<br />

le I<strong>di</strong>, le quali in coincidenza del plenilunio cadevano <strong>di</strong> conseguenza il 13. Il significato <strong>di</strong> idus<br />

è incerto e forse etrusco e probabilmente in<strong>di</strong>cava la luminosità dovuta al plenilunio oppure la<br />

<strong>di</strong>visione del mese in due parti quando la luna da crescente <strong>di</strong>venta calante. Certo era <strong>di</strong>es sacro<br />

a Giove tant’è che per l’occasione, il più importante tra i Flamines majores, il Flamen Dialis<br />

addetto al suo culto gli sacrificava una pecora bianca detta appunto ovis idulis.<br />

Da queste date i Romani determinavano anche gli altri giorni aggiungendo Pri<strong>di</strong>e o Postri<strong>di</strong>e<br />

per in<strong>di</strong>care rispettivamente il giorno precedente o successivo alle suddette date ; se interme<strong>di</strong>o,<br />

si contavano, invece, tanti giorni – inclusi il <strong>di</strong>es a quo quanto il <strong>di</strong>es ad quem - occorrenti alle<br />

successive kalendas vel Nonas vel Idos.<br />

Nei mesi <strong>di</strong> Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre le nonae cadevano il 7; mentre le I<strong>di</strong> il 15.<br />

FORO <strong>ROMA</strong>NO 2/2007

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